19 nov – Con 41 voti a favore e 5 contrari il Consiglio regionale del Veneto ha rinviato in commissione la proposta di legge “Disciplina della raccolta e cessione di piante della flora spontanea”, presentata da Davide Bendinelli (FI) e sottoscritta da altri consiglieri del centrodestra.
Il testo in discussione proponeva nuove norme per la raccolta e la cessione di piante della flora spontanea utilizzate in cucina per insaporire i piatti della tradizione veneta, o dalle erboristerie per le loro proprietà benefiche. Introduceva limiti alla raccolta di erbe ad uso individuale e prevedeva l’obbligo di un apposito permesso per raccogliere piante spontanee da commercializzare a scopo alimentare o didattico, come camomilla, tarassachi, mentuccia, finocchietto selvatico, uva ursina o sambuco e tutte le altre specie vegetali utilizzate sin dai tempi antichi in cucina o per le loro proprietà benefiche. Ma, di fronte alle perplessità sollevate dall’aula, il relatore Dario Bond (Forza Italia), presidente della commissione Agricoltura, ha preferito chiedere il ritorno in commissione del testo per un esame più approfondito.
“La normativa è utile, perché il settore che va normato, soprattutto a tutela della salute pubblica ha riconosciuto nel corso del dibattito Nicola Finco (Lega), presidente della commissione Ambiente che tuttavia ha chiesto di rivedere le norme proposte e di operare distinzioni mirate per le diverse specie botaniche. La norma, ha sottolineato Piergiorgio Cortelazzo (Forza Italia per il Veneto), non limita la raccolta a scopo familiare della flora spontanea, ma regolamenta invece un’attività commerciale sinora priva di regole, che può avere interessanti sviluppi professionali. Sergio Reolon (Pd) ha chiesto un approccio più oculato e puntuale: “Non ha senso tutelare l’ortica, mentre la cicerbita alpina, specie a rischio, è molto più rara e ricercata”, ha esemplificato. “Ma è mai possibile che in questo paese si debbano fare leggi su tutto, siamo oberati dalle leggi – è insorto, in dialetto veneto, Giovanni Furlanetto (misto) – “Non possiamo mica costringere la signora Maria a farsi il patentino per andare a bruscandoli!”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Valdegamberi (Futuro popolare), cha ha rivendicato “libertà di azione” e interventi di delegificazione, per semplificare la vita ai cittadini. “Sarebbero più efficaci corsi di formazione e di prevenzione sull’uso delle erbe, che non norme di questo tipo che nessuno potrà mai far applicare” ha polemizzato Diego Bottacin (misto), che ha parlato di legge “inutile”. “La raccolta di erbe ad uso commerciale non può essere disciplinato da una semplice legge regionale, soprapponendosi alla figura del diplomato erborista o del laureato”, ha osservato Sandro Sandri (Nuovo centrodestra), che era stato uno dei firmatari della proposta di legge. “La norma non è del tutto inutile, ma va scritta meglio – ha aggiunto Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra veneta) – credo tuttavia che questo rinvio sia foriero di altri rinvii nell’ordine del giorno di questo Consiglio e indicativo della confusione che regna nella maggioranza”. Contrario al rinvio in commissione“
vicenzatoday.it
….Hanno dimenticato la “proibizione”, per tutti i quadrupedi ruminanti o no, di pascolare in quanto non erboristi diplomati o laureati, quindi cari animali erbivori, TUTTI A STRINGERE LA CINGHIA, brucare e/o pascolare VERBOTEN !!! Il ridicolo e la pazzia umana non hanno limiti, povera la “nostra” Italia, derisa in tutto il mondo !