19 nov – Alan Friedman torna a parlare dei complotti al Quirinale. La nuova edizione del suo libro “Ammazziamo il gattopardo” (Rizzoli) – che da oggi sarà in libreria – si arricchisce di inquietanti e quasi irreali retroscena di quello che accadde a febbraio dell’anno scorso quando venne fuori la notizia che il governo Monti non nacque come un fungo, ma fu preparato da consultazioni e giri di valzer del Colle.
In due nuovi capitoli, racconta Stefano Zurlo sul Giornale, Friedman ricostruisce anche la cena al Quirinale fra Giorgio Napolitano e Matteo Renzi che segna la fine del governo guidato da Enrico Letta, a sua volta completamente ignaro di quel che si sta tramando alle sue spalle. E ancora: dopo l’uscita del libro stranamente il Quirinale avrebbe tolto l’ adesione al premio della Fondazione Italia-Usa. «Evidentemente – spiegano a Friedman – al Quirinale non è gradito il fatto che lei sia stato premiato quest’anno e ci hanno punito».
Ma il Quirinale nega con un comunicato: «A tale manifestazione non è mai stato concesso l’Alto patronato o l’adesione da parte del presidente della Repubblica». Scintille. Come quelle che a febbraio scorso, quando Friedman rivelò il piano andato in scena fra l’estate e l’autunno del 2011 per far fuori Silvio Berlusconi, provocarono un incendio. Un incendio che Giorgio Napolitano e Mario Monti provarono a spegnere concertando una via d’uscita alla situazione imbarazzante in cui si trovavano.
Dice Alan Friedman a Zurlo: «Sembra che in quella prima telefonata non avessero ancora capito che c’era anche un video a testimonianza delle rivelazioni, e non solo un articolo di giornale». Così, sfiorando il ridicolo, partoriscono «l’idea vecchio stile di scrivere una bella lettera di smentita». Che però si rivela difficile. «Qui c’era un video. Qui tutto era già on line», dice il giornalista. Si può andare contro un video? No. libero