9 nov. – “Il Presidente della Repubblica, per il suo attaccamento ai temi euroepi e anche per il suo rapporto personale con Obama, e’ considerato un pilastro e spero che avda avanti fin quando possibile”. Lo dice il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato da ‘In mezz’ora’. “La sua esperienza e il suo peso svolgono un ruolo fodnamentale – ha detto Gentiloni – ho avuto varie occasioni dopo il giuramento di incontrare il presidente Napolitano e devo dire che la cosa che fa impressione e’ la straordinaria padronanza dei temi internazionali, la lucidita’ e l’autorevolezza. Dobbiamo moltissimo a Napolitano“.
Secondo Gentiloni, nel comunicato diffuso poco fa dal Quirinale, dobbiamo cogliere il fatto che i modi con cui Napolitano decidera’ di fare “non sono oggetti di discussione politica. Lui decidera’ i tempi e immagino non voglia diventi oggetto di discussione politica”. “Il suo peso – ha proseguito Gentiloni riferito a Napolitano – la sua esperienza svolgono un ruolo nelle relazioni internazionali. Credo che i governi e le cancellerie internazionali avessero gia’ notato quel che il presidente aveva scritto sin dal discorso di insediamento”.
Riferito alle eventuali dimissioni del presidente, “quando avverra’, e sara Napolitano stesso a decidere tempi e modi, questo non cogliera’ di sorpresa le cancellerie internazionali perche’ era gia’ tutto scritto nel suo discorso di insediamento”, ha sottolineato Gentiloni, che ha riferito di aver incontrato anche recentemente il presidente della Repubblica, e “fa impressione la sua straordinaria lucidita’ e padronanza nei temi di politica estera”.
“Il presidente Giorgio Napolitano, sia per il suo attaccamento ai temi europei, sia per il suo attaccamento personale a Obama, e’ considerato – ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato da ‘In mezz’ora’ – un pilastro
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Una storia complessa, dalla diffidenza iniziale del Dipartimento di Stato Usa e dell’intelligence americana («nel 1975 a Napolitano gli fu negato il visto, come avveniva per tutti i dirigenti comunisti»), alle aperture dell’ambasciata Usa a Roma, al «misterioso viaggio» di Napolitano negli Stati uniti nel ’78, nei giorni del sequestro Moro, l’altro viaggio insieme a Occhetto nel 1989, fino «all’incontro festoso, molti anni dopo, nel 2001, a Cernobbio, con Henry Kissinger, ex braccio destro di Nixon, che lo saluta calorosamente: My favourite communist, il mio comunista preferito. Ma Napolitano lo corregge ridendo: Il mio ex comunista preferito!».
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Il suo peso, la sua esperienza svolgono un ruolo nelle relazioni internazionali. Credo che i governi e le cancellerie internazionali avessero gia’ notato quel che il presidente aveva scritto sin dal discorso di insediamento. Quando avverra’, e sara’ Napolitano stesso a decidere tempi e modi, questo non cogliera’ di sorpresa le cancellerie internazionali perche’ era gia’ tutto scritto nel suo discorso di insediamento”. Gentiloni, che ha incontrato anche recentemente il presidente della Repubblica, ha osservato che “fa impressione la sua straordinaria lucidita’ e padronanza nei temi di politica estera”.