28 ottobre – Il Gip di Palermo ha archiviato l’ inchiesta contro l’ ex presidente del Senato, Renato Schifani, che era finito sotto accusa con l’ipotesi di concorso in associazione mafiosa, per due volte nel giro di quindici anni. Il tutto è finito con due richieste di archiviazione e un ordine di svolgere un supplemento di indagini emesso dall’ ex Gip Piergiorgio Morosini, oggi membro del Csm.
Schifani: ero e sono sereno – Gli approfondimenti, tutti effettuati puntigliosamente, non hanno cambiato la sostanza dei fatti: ed è per questo il giudice Vittorio Anania accoglie la richiesta dei pm Paolo Guido e Nino Di Matteo ha chiuso il caso. “Sono ed ero sereno, le accuse contro di me non reggevano, avevo e ho sempre avuto fiducia nella giustizia”, dice al Giornale di Sicilia l’ ex esponente di Forza Italia, oggi tra i leader del Nuovo Centrodestra.
Le motivazioni del gip – Caso chiuso dunque. Scrive il gip “sono emerse talune relazioni con personaggi inseriti nell’ambiente mafioso o vicini a detto ambiente, nel periodo in cui lo Schifani era attivamente impegnato nella sua attività di legale, civilista, e di esperto in diritto amministrativo”. Ma si tratta di relazioni che riguardano l’esercizio della professione forense e che non valgono “per sostenere un’accusa in giudizio, tanto più che, a prescindere dalla consapevolezza dell’indagato sull’effettiva caratura mafiosa dei suoi interlocutori, tali condotte si collocano perlopiù in un periodo ormai lontano nel tempo (primi degli anni ’90). – si legge nella motivazione del giudice – Fatti per i quali opererebbe in ogni caso la prescrizione, in assenza di successive e più aggiornate emergenze, che possano valere ad attualizzare il significato di azioni e comportamenti astrattamente riconducibili al reato”.
Accuse senza fondamento – Risultate prive di riscontro poi le accuse del pentito di Villabate, Francesco Campanella, circa la “manipolazione del piano regolatore del paese a favore di esponenti mafiosi come Antonino Mandalà e il figlio Nicola”. Schifani si era occupato di quella materia come esperto di diritto amministrativo. Non hanno inoltre alcun valore le affermazioni di Totò Riina, intercettate in carcere (“È una mente… il paese di lui era mandamento nostro”). E infine lo stesso costruttore e testimone di giustizia Innocenzo Lo Sicco dice che la consulenza di Schifani su alcuni palazzi da lui realizzati era “assolutamente legale”.
redazione tiscali