24 ott. – “Troppi in Italia considerano l’Europa qualcosa di nebuloso, ubicato dalle parti di Bruxelles”, una sorta di struttura burocratica. Quindi “e’ grave che non si parli” dell’Europa come di una serie di successi e che “ci si accapigli su uno 0,1 per cento”. Lo ha detto Giorgio Napolitano, stigmatizzando questa forma di polemica, a cui partecipano “competenti, poco competenti, per nulla competenti”.
Il Capo dello Stato ha preso la parola per una lunga considerazione dello stato dei rapporti fra Unione europea e opinione pubblica italiana, approfittando della registrazione di una trasmissione della Rai dal titolo significativo: “L’Europa siamo noi”.
“Sono trascorsi i due terzi del semestre di presidenza italiana”, ha esordito, “oggi c’e’ una sessione del Consiglio europeo dedicata in particolare alle politiche di investimento per un deciso sforzo di rilancio della crescita e dell’occupazione, pur senza far venire meno l’equilibrio del bilancio. In questa fase “l’Italia si sforza molto di affermare la necessita’ di una vera e propria svolta negli indirizzi, dopo anni di politiche restrittive, di disoccupazione giovanile dilagante e di una recessione che rischia di diventare stagnazione”. Insomma, “e’ giusto sollecitare uno spostamento di attenzione verso le esigenze della ripresa e dello sviluppo”, ha aggiungo dando una primizia: “Ho dato nei giorni scorsi una rapida lettura alla bozza di documento finale ed ho notato che il termine austerita’ questa volta non compare”.
Forze perche’ “e’ sembrato opportuno non dare spazio alle polemiche”, forse perche’ qualcuno aveva veri e propri “complessi di colpa”. Il problema e’ che “mentre di cio’ e’ stato largamente discusso, il tema dell’Europa e’ finito per essere ridotto ad un dilemma tra rigore oppure impegno per la crescita, e troppi elementi sono rimasti in ombra”, ha rilevato il Capo dello Stato, “in Italia ha preso piede un atteggiamento di estraneita’, contestazione e rifiuto, lasciando nell’ombra tante conquiste” maturate negli anni. L’Unione “e’ nata non solo nel segno della pur importante cooperazione economica”, ha proseguito, ma noi siamo “stati dominati per tutto questo, dimenticandoci della grandiosa impresa” della costruzione dell’integrazione europea.
Anzi, “sembra che l’Europa appartenga ad apparati tecnico-burocratici che farebbero calare dall’alto direttive di difficile comprensione a carattere economico”.
Ma “l’Europa non e’ una strana creatura, un mostro che impone leggi inapplicabili”.
A questo punto il Presidente si lascia andare ad un ricordo di quando lui era parlamentare europeo e le polemiche sulla burocrazia di Strasburgo e di Bruxelles, magari coi loro costi, erano gia’ all’ordine del giorno.
Si facevano i calcoli, rievoca, e “scoprivamo che i dipendenti dell’Europa erano meno numerosi dei dipendenti del Comune di Palermo”. Certo, magari i dipendenti del Comune di Palermo sono meno di una volta, ma bisogna comunque evitare “le identificazioni riduttive e improprie”.
E’ per questo atteggiamento che “l’Europa viene avvertita come peso” mentre dovremmo chiederci se non sia piuttosto uno strumento di straordinari avanzamenti e progressi, conquistati con fatica e diventati parte integrante della vita degli europei”. Quindi e’ il momento di difendere e valorizzare il rilancio e l’occupazione, ma l’idea stessa dell’Unione europea che ci tiene insieme, perche’, conclude Napolitano, “non esiste un volto imperioso dei bilanci pubblici”, che debba impedire di vedere ad occhi aperti la realta’ delle cose. agi