Evasione fiscale, Cassazione assolve Dolce e Gabbana: “il fatto non sussiste”

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24 ott. – Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono stati assolti dall’accusa di omessa dichiarazione dei redditi. La terza sezione penale della Cassazione ha infatti annullato senza rinvio “perche’ il fatto non sussiste” la sentenza con cui la Corte d’Appello di Milano, il 30 aprile di quest’anno, li aveva condannati a un anno e sei mesi di reclusione.

La Suprema Corte ha pronunciato sentenza di assoluzione anche per il commercialista Luciano Patelli (condannato in appello ad un anno e sei mesi), e per i manager Cristiana Ruella e Giuseppe Minoni (per i quali in secondo grado era stata emessa sentenza di condanna pari ad un anno e due mesi). I giudici della terza sezione penale, presieduti da Alfredo Teresi, hanno invece dichiarato la prescrizione del reato relativo all’omesso versamento per il 2005 nei confronti di Alfonso Dolce, fratello di Domenico, eliminando anche le statuizioni civili che erano state stabilite dai giudici del merito.Sulle imputazioni residue, la Corte ha disposto un processo di appello bis per Alfonso Dolce: la prescrizione, pero’, maturera’ il prossimo primo novembre.

L’indagine a carico degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana era iniziata sette anni fa: l’accusa contestava ai due un’evasione fiscale realizzata con un’operazione di estero-vestizione di una societa’ del gruppo, la ‘Gado’, costituita in Lussemburgo. Nell’aprile 2011 il gup di Milano aveva assolto gli imputati “perche’ il fatto non sussiste”, ma la Cassazione, nel novembre successivo, aveva annullato la decisione del gup e rinviato gli atti a Milano. Il 19 giugno 2013, poi, i giudici milanesi avevano condannato Dolce e Gabbana a un anno e otto mesi per omessa dichiarazione dei redditi, condanna confermata (con uno sconto di pena di due mesi) in appello. Con il verdetto di oggi della Suprema Corte la vicenda si e’ chiusa definitivamente con l’assoluzione.