22 ott. – Con Mare nostrum l’Italia ha prelevato oltre 150mila clandestini nel giro di un anno, per una spesa di circa 9 milioni al mese. L’immigrazione costa ai contribuenti italiani circa 12 miliardi di euro l’anno (solo i detenuti stranieri ci costano circa 1 miliardo), ma la UE non si fa passare una mosca sotto il naso. Ottusa e cieca davanti alle privazioni degli italiani, costretti a pagare le spese (non solo economiche) dell’immigrazionismo selvaggio imposto dall’élite, ha deferito l’Italia davanti alla Corte UE che così ha sentenziato.
La Corte europea per i diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per l’espulsione collettiva di un gruppo di migranti afghani, tra il 2008 e il 2009, che furono privati della possibilita’ di chiedere il diritto di asilo. La vicenda coinvolse 35 persone (oltre a 32 afghani, due sudanesi e un eritreo), tutte provenienti dalla Grecia. Il ricorso fu presentato dagli afghani Reza Karimi, Yasir Zaidi, Mozamil Azimi e Najeeb Heideri, entrati in territorio greco illegalmente in date diverse tra il 2007 e il 2008, e poi imbarcatisi a Patrasso alla volta dei porti di Bari, Ancona e Venezia, dove arrivarono tra il gennaio del 2008 e il febbraio del 2009. Li’ furono intercettati dalla polizia di frontiera e immediatamente rispediti in Grecia.
L’Italia, secondo la Corte, ha violato gli articoli 3 e 13 della Convenzione europea dei diritti umani che impongono al paese in cui arrivano i migranti di garantire l’accesso alla procedura d’asilo e l’articolo 4 che vieta le espulsioni collettive. Roma, afferma Strasburgo, ha esposto il gruppo di migranti ai “rischi” derivanti dall’averli rispediti in Grecia, un paese definito carente nelle procedure di asilo.