16 ottobre – Apparentemente, è bastato che Atene provasse ad alzare pò la testa, ipotizzando una uscita anticipata dalla protezione degli aiuti internazionali, che subito è arrivata la bastonata dei mercati. Sembra un sinistro ripetersi di sequenze già viste, ma stavolta il Paese è anche vittima di una spirale di problemi più ampi. Una pioggia di vendite si è abbattuta sui listini ellenici, arrivando a far sprofondare di oltre il 10 per cento la Borsa e proiettando al rialzo rendimenti e spread dei titoli di Stato. Sulla scadenza decennale, i tassi retributivi dei bond greci sono schizzati sopra la soglia del 7 per cento, livelli che non si vedevano dal marzo scorso. Sono 460 punti base più in alto dei Btp italiani di scadenza analoga e 606 punti base in più rispetto ai Bund tedeschi.
Scene già viste durante la crisi dei debiti pubblici, che hanno inevitabilmente richiamato alla memoria quelle fasi drammatiche anche perché il terremoto sui mercati ellenici sembra aver nuovamente creato quell’effetto contagio tipico del biennio 2011-2012. Anche sugli altri mercati europei e a Wall Street i listini sono stati coinvolti da ondate di ribassi.
A scatenare le vendite oggi sembra aver contribuito non poco un rapporto di Fitch sulle banche greche (e l’allarme di una agenzia di rating è un altro, l’ennesimo déjavu dalla crisi sui debiti). Restano appesantite da sofferenze e crediti deteriorati e l’analisi approfondita dei bilanci che la Bce si appresta a pubblicare (domenica 26 ottobre con anche nuovi stress test) rischia di evidenziare, secondo Fitch, altre carenze di capitale nelle banche elleniche.
Tuttavia questi sono problemi abbastanza scontati in un paese che solo ora sta faticosamente uscendo da sei lunghi anni di recessione. Di più, lo stesso report di Fitch sotto altri aspetti è quasi rassicurante. L’agenzia puntualizza di attendersi che le banche siano in grado di reperire con le loro forze, sui mercati, i fondi supplementari di cui eventualmente avranno bisogno. E che anche se così non fosse, il fondo di emergenza pubblico che si potrebbe utilizzare ha un residuale disponibile di ben 11 miliardi di euro.
In realtà era già da giorni, se non settimane che la Grecia sembrava tornata nel mirino dei mercati. A inizio settembre i tassi sui bond decennali ellenici erano scesi fino al 5,50 per cento, poi hanno cominciato a risalire. E questo sembrerebbe causato dalle semplice prospettiva di un suo futuro affrancarsi dall’ombrello degli aiuti internazionali. Il supporto dell’unione europea finirà a fine anno, successivamente la Grecia continuerà a ricevere un supporto del Fmi, che in questo modo contuinuerebbe ad effettuare uno stretto monitoraggio sull’attuazione dei piani di risanamento dei conti e di riforme da parte di Atene.
Solo che alle recenti assemblee autunnali di Fmi e Banca Mondiale, la scorsa settimana a Washington, il premier ellenico Antonis Samaras, forse sentendo la pressione del calo di popolarità nei sondaggi, ha lasciato più esplcitamente trapelare l’intenzione del governo di chiudere anticipatamente il supporto del Fmi. Forse già da inizio 2015. una ipotesi per ora solo evocata a livello mediatoco, senza formalizzarla all’istituzione. Magari per vedere cosa accadeva. E la riposta degli operatori non è stata certo incoraggiante. Atene ha chiuso gli scambi al meno 6,25 per cento, i rendimenti dei bond al 7,05 per cento.
Certo però che la Grecia non è stata molto fortunata nella scelta dei tempi in cui “allungare il muso”. Ha finito per scontare un quadro più generale in cui l’indebolirsi delle prospettive di crescita economica, non in Grecia ma di tutta l’area euro se non addirittura globale, stanno spingendo molti investitori a riposizionarsi. Vengono ritirati fondi da tutte le attività a maggior rendimento, e ritenute più a rischio, tra cui ad esempio azionario e titoli di Stato ellenici, per piazzarli su asset ritenuti lidi sicuri. Come i Bund tedeschi o i treasuries americani, che infatti hanno visto i rendimenti schiacciati ai minimi.
In questo quadro generale sfavorevole, la Grecia ha finito per trovarsi esposta al cambio di rotta dei listini, che alcune settimane fa invece procedevano al rialzo e magari erano allora poronti ad accogliere in maniera diversa “l’emancipazione” ellenica. Ora invece dominano volatilità e nervosismo e Atene patisce fondamentali che restano problematici, a cominciare da un debito pubblico che secondo le ultime previsioni del Fmi toccherà un record el 174,2 per cento del Pil quest’anno, per poi iniziare una moderata limatura.