di Domenico Rosa
4 ottobre – Passata alla storia come la ‘Cascina degli orrori’ a seguito di un servizio di Striscia la Notizia oggi dell’azienda agraria di San Mauro a Signa in provincia di Firenze non rimane quasi nulla. Dopo il sequestro avvenuto nel dicembre 2012 di circa 152 animali tra bovini, capre, pecore, suini, polli, tacchini e 7 cani rimangono due capretti e la superficie di quasi 4 ettari coltivata a foraggio e a cereali.
A distanza di due anni il figlio della titolare Liliana Michelacci, Fabio Orlandi, chiede di tornare in possesso degli animali. “Ormai stiamo chiudendo i battenti – spiega – vorrei vendere almeno le vacche per pagare la retta della casa di riposo di mia madre”.
La signora, 80enne, con problemi di salute non è più idonea a nessun tipo di lavoro. Passa i suoi giorni tutti uguali all’interno di una struttura RSA. Il ritratto che ci fornisce il figlio è quello di una donna di un tempo lontano, segnata da lutti e sofferenze, aggravatasi dopo il clamore mediatico. “Mamma ha sempre vissuto per la fattoria. Checché se ne dica ha nutrito sempre amore per le sue bestie”. L’incursione dell’amico degli animali, Edoardo Stoppa, nell’azienda mostrò una realtà ben diversa: carcasse, liquami, ambienti poco salubri, una vacca legata a delle cinghie che di lì a poco sarebbe morta.
Tutto questo lo ricordiamo al signor Orlandi che però non ci sta. Prende la parola, si accalora, racconta la sua verità: “Era una fattoria all’antica. Abbiamo sbagliato a non modernizzarla, però gli animali sono stati sempre in ottima salute. Ci sono tutti i certificati del veterinario. La storia della vacca è una menzogna”. Faccio notare al mio interlocutore che le foto sono inequivocabili. Lui riprende il filo del discorso come un fiume in piena e attacca: “Aveva appena partorito e nello sforzo si era rotta il bacino. Si trovava in quella posizione perché la stavamo curando, può chiedere al dottore. Inoltre c’è un’altra foto che mostra delle persone sulle pecore, non era altro che la tosatura. Nessun maltrattamento”.
Il figlio della proprietaria parla di un accanimento mediatico contro di loro. Anche perché ricorda: “Subito dopo il servizio di Striscia nel 2009 sono state fatte delle migliorie per lo smaltimento dei rifiuti, per la mangiatoia e per la concimaia. Le bestie – ci tiene a precisare – hanno sempre avuto una sana alimentazione. Prodotti coltivati da noi stessi, sani. Infatti non hanno mai avuto malattie gravi, ‘mucca pazza’ o altro”. Il legale della famiglia, Roberto d’Ippolito, ribadisce il concetto: “Gli animali alloggiati presso l’azienda agricola Michelucci sono sempre risultati in stato di salute, sebbene lo stato di alloggiamento degli animali non fosse ottimale, è tuttavia sempre risultato compatibile con gli standard previsti dalla legge”.
Dal punto di vista legale la signora Liliana rimane la legittima proprietaria degli animali, il provvedimento disposto dal Tribunale di Firenze è di sequestro e non di confisca.
“Le vacche sacre della Lav” – secondo l’espressione di Orlandi – si trovano vicino Siena, in un impianto del Corpo Forestale dello Stato. Proprio l’ente che ha portato avanti la causa contro l’azienda Michelucci pare lasci a desiderare nella cura dei bovini. Almeno da quanto si evince dalle parole del veterinario, Marco Guerrini. In una perizia datata 19 marzo 2013 salta fuori che gli stessi animali vivano in una sorta di guado melmoso. “I bovini – si legge nel documento – sono ricoverati in una struttura composta da una parte coperta abbastanza ampia dalla quale si accede a una parte esterna in terra dove si nota una vasta zona di acquitrino dove camminano con fatica, affondando nella melma; dove si mescolano anche i liquami provenienti dal deposito di letame che si trova all’angolo dello stesso paddock”.
“Con l’approssimarsi dell’inverno – spiega Guerrini raggiunto telefonicamente dal Sito di Firenze – la situazione potrebbe ripetersi”.
Nell’ultima perizia effettuata il 19 settembre 2013 non si parla più di melma e liquami, ma della forma fisica dei bovini. “Le vacche – spiega lo specialista – sono ingrassate notevolmente. Ne è stato stravolto l’utilizzo d’allevamento con una grossa perdita economica. Data la situazione dell’eccessivo peso un eventuale parto metterebbe a repentaglio la stessa vita dell’animale e quella del vitellino”. L’esempio che Guerrini porta è quello di un’autovettura di serie sequestrata e lasciata arrugginire in garage. “La Lav – chiosa l’esperto – ha trasformato le vacche in animali da compagnia. Ma non sono cani”.
Insomma sembra proprio che in un periodo di magra totale a ‘spassarsela’ siano solo le vacche grasse della Lav.