2 ottobre – I bambini sono stati il bersaglio principale delle esplosioni di ieri di fronte alla scuola elementare di Homs in Siria. Il bilancio delle vittime continua ad aumentare: secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa di Stato Sana, almeno 32 persone sono state uccise, e 115 feriti. L’Osservatorio siriano per i Diritti Umani ha parlato di 39 morti, di cui 30 bambini al di sotto dei 12 anni.
Le due esplosioni sono state provocate da due autobombe piazzate di fronte alla scuola elementare Ekremah al-Makhzoumi: un’auto è stata fatta saltare mentre i bambini uscivano da scuola. L’altro veicolo è esploso mentre i genitori portavano via i figli o cercavano i corpi. Secondo l’osservatorio, la seconda esplosione è stata causata da un attentatore suicida. La zona in cui si trova la scuola è a maggioranza alawita, il ramo sciita a cui appartiene la famiglia del presidente Bashar Assad. Si tratta di uno dei colpi più letali in mesi.
Il governatore di Homs Talal Barazi h adefinito le esplosioni un “atto terroristico e un tentativo disperato che aveva come obiettivo i bambini della scuola”. Ad ora nessuno ha rivendicato l’attacco, anche se i media locali guardano ai ribelli che vogliono deporre Assad.
Nel frattempo, l’Osservatorio ha riferito che i militanti dello Stato islamico hanno decapitato nove combattenti curdi, tra cui tre donne, catturati durante gli scontri vicino al confine tra la Siria e la Turchia. Nei combattimenti sono morti decine di militanti e combattenti curdi, secondo quanto riferito dagli attivisti. Le immagini postate oggi sui social network mostrano le teste delle donne disposte su un blocco di cemento nella città settentrionale siriana di Jarablous, occupata dai militanti. Le fotografie non possono essere verificate in maniera indipendente, ma corrispondono alle informazioni in possesso di Associated Press. Secondo l’Osservatorio, i combattenti curdi sono fatti prigionieri durante la battaglia nella città settentrionale siriana di Kobani, conosciuta anche come Ayn Arab.