29 settembre – E’ stata torturata per cinque giorni l’avvocatessa e attivista per i diritti delle donne e delle minoranze, Samira al Nuaimy, ‘giustiziata’ in pubblico a Mosul, nel nord dell’Iraq. Lo riferisce l’Onu a Baghdad. I miliziani dell’Isis volevano che si “pentisse” per le critiche allo Stato islamico via Facebook. La donna ha rifiutato.
L’episodio è avvenuto il 22 settembre, ma senza precisare le modalità dell’esecuzione. Il responsabile della missione dell’Onu a Baghdad, Nikolay Mladenov, ha definito l’uccisione dell’avvocatessa “un crimine rivoltante”.
Samira al Nuaimy era particolarmente attiva sui social network, con interventi in cui promuoveva i diritti delle donne e delle minoranze e criticava le azioni dell’Isis, in particolare la distruzione dei siti storici e religiosi considerati eretici nella visione dei fondamentalisti sunniti.
L’avvocatessa, sposata e madre di 3 figli, era stata arrestata il 17 settembre, ma si era rifiutata di fare atto di pentimento per le opinioni espresse. Una Corte islamica dei jihadisti l’ha quindi condannata a morte. Mladenov ha rivolto un appello al governo iracheno e alla comunita’ internazionale perche’ “facciano fronte al pericolo che minaccia la vita, la pace e la sicurezza dell’Iraq e degli iracheni” e perche’ “facciano tutto il possibile per assicurare alla giustizia gli autori di questi crimini”. ansa