25 settembre – “In questo momento nel mio territorio ci sono almeno 3 crisi aziendali di aziende di 150 persone che hanno deciso dalla mattina alla sera di chiudere e di andarsene. L’articolo 18 per loro non è un problema e per quel lavoratore non è una sicurezza. Ho detto sull’articolo 18 e lo ripeto qui che non ho trovato un solo imprenditore, in tre anni che faccio il sindaco, che mi abbia detto: “Caro Renzi, io non lavoro a Firenze o in Italia, non porto i soldi, perché c’è l’articolo 18” Nessuno me l’ha detto. Non c’è un imprenditore che ponga l’articolo 18 come un problema. Perché, mi dicono, c’è un problema di burocrazia, di tasse, di giustizia, non dell’articolo 18. E non ho mai trovato neanche un ragazzo, precario, che mi abbia detto: “sogno l’articolo 18″. Per quello che mi riguarda l’articolo 18 è un problema mediatico. E’ un problema che si è posto soltanto nel dibattito mediatico.”
Così disse Renzi nell’aprile del 2012, ospite di Michele Santoro incalzato sulla necessità di riformare lo Statuto dei lavoratori. Alla Faccia della Coerenza!
Anche a Paolo Ferrero, segretario del Partito della Rifondazione Comunista, non è sfuggito l’intervento del Capo dello Stato per togliere il premier dai problemi dovuti a quell’articolo 18 da sempre ritenuto un ostacolo scomodo dai berlusconiani, facendo notare che “come in ogni passaggio delicato il presidente Napolitano si fa carico di sostenere le ragioni dei diktat europei e dei poteri forti: dopo i disastri di Monti ci vuole propinare i disastri di Renzi. Quella di Napolitano e Renzi è una vera rivoluzione conservatrice, che in nome dell’innovazione e della modernità vuole ripristinare uno sfruttamento del lavoro di tipo ottocentesco, togliendo per legge ai giovani ogni speranza di poter avere un lavoro decente. Questa rivoluzione conservatrice allarga le ingiustizie – invece che dare diritti a tutti i lavoratori, i diritti si tolgono a chi li ha – , è del tutto evidente che la libertà di licenziamento indiscriminata, indebolendo il potere contrattuale dei lavoratori, determina la riduzione dei salari e quindi dei consumi”. “Contro Napolitano e Renzi – conclude Ferrero – serve una dura opposizione, serve lo sciopero generale e la mobilitazione popolare perché a queste reiterate ingiustizie non si può che ribellarsi”.
Messaggio a Paolo Ferrero (ringrazierei la redazione se gli fosse recapitato): parole sante, ma qualcuno deve guidare questa rivolta popolare, perche’ i cittadini non la faranno mai da soli. Allora, chi deve organizzarla, se non i Paolo Ferrero? I sindacati ormai sono parte del meccanismo e stanno pensando al loro futuro, ma i giornalisti ancora liberi (i Gianni Lannes, per intenderci), i politici ostracizzati perche’ non asserviti all’Entita’ (come la chiama Veltroni), i fautori di nuovi modelli economici alla Barnard e tutti gli economisti critici nei confronti dell’euro e del sistema europeo, tutti questi non dovrebbero (ripeto, dovrebbero) essere asserviti e sono proprio loro che dovrebbero dare origine all’opposizione pacifica. Promuovano loro la ribellione di cui parlano, invece di pretendere che la gente comune si muova da sola, ma lo facciano in fretta, perche’ il tempo stringe e poi sara’ troppo tardi. In caso contrario, tacciano per sempre.