Turchia: torna il velo islamico nei licei, ira dei laici

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23 settembre  – In Turchia si è scatenata una nuova violenta polemica su valori religiosi e laicismo, dopo che il governo ha annunciato la fine del divieto per le studentesse turche di portare il velo nelle scuole superiori. Il consiglio dei ministri ha deciso di rimuovere la norma che imponeva alle ragazze di andare a scuola “col capo scoperto” ha annunciato il vicepremier Bulent Arinc, scatenando le proteste dei sindacati della scuola, che sciopereranno domani contro quello che considerano un “intervento politico” sull’Istruzione.

“Useremo il nostro diritto allo sciopero contro i tentativi miopi di promuovere il proprio approccio ideologico, di speculare (sull’educazione) e contro gli attacchi alle nostre vite, le nostre scuole e i nostri studenti”, recita il comunicato diffuso oggi dal sindacato Egitim-Sen. Secondo il ministro dell’Istruzione Nabi Avci, invece, le nuove norme sono state concepite per “andare incontro alle studentesse che portano il velo e le loro famiglie “L’ambito di applicazione (della legge) è stato reso più ampio per rispondere alle richieste degli studenti e i loro rappresentanti”, ha dichiarato oggi Avci escludendo che la modifica al regolamento sull’abbigliamento nelle scuole consenta l’uso in classe del velo integrale.

La liberalizzazione del velo per le liceali arriva dopo la fine del divieto, nel 2008, di usare il foulard islamico nelle università e lo scorso lo scorso anno negli uffici pubblici e in parlamento. Misure di “democratizzazione”, per il premier Ahmet Davutoglu, in linea con le misure promosse dal conservatore Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) di Recep Tayyip Erdogan dal 2002 in poi da sempre difensore dei diritti dei musulmani praticanti.

Maggioranza nel Paese e zoccolo duro dell’Akp, i turchi conservatori sono stati, prima dell’affermazione degli islamisti moderati, tradizionalmente tenuti ai margini da cariche pubbliche di rilievo perché non in linea con i valori del kemalismo, l’ideologia di stato nazionalista e ultra-laicista imposta dal fondatore della Repubblica turca Mustafa Kemal Ataturk negli anni ’20 di cui le forze armate turche, più volte protagoniste di violenti colpi di stato contro governi non i linea con tali principi, si sono sempre sentite fedeli garanti.

Una regola non scritta, quella secondo cui le donne velate e i loro mariti, non potevano diventare magistrati, dirigenti pubblici o ministri, contro cui si sono scontrati più volte anche lo stesso presidente Erdogan e l’ex-Capo dello stato Gul, nel corso della loro carriera politica.

Contrario alla liberalizzazione del copricapo islamico nelle scuole superiori il principale movimento d’opposizione, il partito repubblicano del Popolo (Chp). “Per il velo non c’è posto nelle scuole e i licei”, ha dichiarato il leader del Chp, Kemal Kilicdaroglu dopo l’approvazione della norma, facendosi portavoce di quella parte della società turca che teme che l’Akp, i cui leader tra cui Erdogan si sono più volte espressi contro la legge che permette l’aborto e il consumo di alcol, stia mettendo in pratica un programma di islamizzazione del paese criminalizzando stili di vita non in linea con i dettami dell’Islam.

A fine agosto aveva fatto discutere l’iscrizione d’ufficio di 40 mila studenti agli imam-hatip, le scuole superiori per formare gli imam turchi. A scatenare le proteste dei genitori gli esiti dei risultati del Teog, l’esame nazionale per accedere, secondo il punteggio ottenuto, a scuole superiori prestigiose. In base agli esiti, due studenti turco-armeni erano stati assegnati a scuole musulmane. Il ministro dell’Istruzione, dopo aver incontrato i genitori, ha permesso ai ragazzi di iscriversi ad altri istituti, ma miglia di giovani che avevano ottenuto un voto basso, non hanno avuto scelta. Più di 1.400 scuole, inoltre, sono state converte in imam-hatip dal governo denunciano i sindacati della scuola.

“Stanno trascinando la nostra società nel medioevo, strumentalizzando la religione. Ora è il turno dei bambini. Questa decisione rappresenta un trauma per questo Paese che ha un sistema d’istruzione laico”, ha dichiarato il segretario di Egitim-Sen in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Hurriyet.

Non tutte le organizzazioni sindacali tuttavia sono contrarie alla norma. Secondo il segretario di Kamu-Sen, la più importante confederazione del pubblico impiego, Ismail Kocuk, è giusto abolire il divieto: “Con il cambio nelle norme, l’educazione secondaria non sarà più il campo di battaglia per affermare valori religiosi”.

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