21 settembre – PADOVA – L’aveva aggredita mentre stava per salire in auto e bloccata sui sedili. Poi l’aveva colpita, spinta fuori ed era scappato via a bordo del mezzo rubato, un’Opel Corsa. La donna, una quarantenne moldava, è solo una delle sette vittime di Taoufik Souilah, un tunisino ventottenne arrestato l’inverno scorso a Padova per rapine e stupri. Ma, soprattutto, la donna è l’unica tra le vittime che ha avuto la forza, e il coraggio, di chiedere i danni allo Stato italiano.
L’uomo, infatti, – racconta il “Gazzettino di Padova” – è nullatenente e irregolare sul territorio italiano: quindi paradossalmente è al sicuro da ipotetiche rivalse economiche. Condizione, questa, che ha spinto la quarantenne moldava a citare in giudizio l’Italia, e in particolare la presidenza del Consiglio.
L’avvocato Evita Della Riccia, legale della donna, avrebbe presentato un’istanza al giudice dell’udienza preliminare chiedendo che lo Stato sia coinvolto quale responsabile civile, non avendo adempiuto alla direttiva comunitaria n. 2004/80, “non consentendo alle vittime di reati violenti di conseguire un equo indennizzo nei casi in cui i responsabili siano clandestini e nullatenenti”, come nel caso del ventottenne tunisino.
L’istanza, racconta ancora il “Gazzettino”, è stata inizialmente respinta perché, secondo il giudice, la direttiva si applica solamente in caso di reati transfrontalieri, cioè commessi a cavallo tra più Stati. Ma la donna e il suo legale non si sono arresi e hanno impugnato la decisione del giudice, definendola “una discriminazione al contrario”.
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