Immigrati, UE: prestiti e sostegno alle associazioni della diaspora

euro19 SET – I migranti extraeuropei approdati nell’Ue possono dare un contributo cruciale allo sviluppo dei loro Paesi d’origine, sul fronte economico e sociale. Per questo, la Commissione europea ha deciso di includere nelle sue politiche di sviluppo anche dei programmi di sostegno alle associazioni della diaspora desiderose di aiutare i loro territori di provenienza.

“La diaspora è un attore fondamentale, a cui forniamo un supporto legato all’obiettivo comune di massimizzare l’impatto delle migrazioni sullo sviluppo”, spiega Barbara Rossi, program manager nell’Unità Occupazione, inclusione sociale e migrazione della Commissione Europea. “Le associazioni create dai migranti sono molte, ma in gran parte volontarie, quindi eterogenee e tendenzialmente poco strutturate – prosegue – inoltre, hanno problemi di risorse, umane ed economiche, e di rappresentatività, perché non essendo per natura esaustive faticano a farsi riconoscere come rappresentanti legittimi della diaspora“. I programmi europei puntano quindi ad aiutarle su diversi fronti, dalla ‘mappatura’ dei soggetti dotati di competenze rilevanti all’individuazione degli ambiti in cui si può mettere in campo un impegno strutturato.

“Non spingiamo necessariamente per un ritorno – precisa la dirigente europea – ma piuttosto che li aiutiamo a dare un contributo allo sviluppo del loro Paese, quello prettamente economico, come nel caso delle rimesse o degli investimenti, ma anche quello sociale, con il trasferimento di competenze, tecnologie, valori e atteggiamenti”. Un percorso che può prendere la forma di ritorni regolari e temporanei, come può avvenire, per esempio, con “un medico che può fare formazione negli ospedali, o un professore che può portare nuovi metodi di insegnamento nelle scuole”. In questo modo, la migrazione non è più un processo che impoverisce le società dei Paesi in via di sviluppo, ma “si dà invece un valore positivo alla partenza, con un contributo che può essere riportato nelle terre d’origine”.

Per la buona riuscita di queste iniziative, però, è cruciale anche la posizione dei membri della diaspora interessati nelle società europee ‘ospiti’. “La nostra esperienza, supportata da diversi studi, ci dice che più un migrante è integrato nel Paese di destinazione, più è in condizione di contribuire allo sviluppo del suo Paese d’origine – conclude Rossi – Per esempio avendo accesso a finanziamenti in Europa che possono essere utilizzati per progetti in Paesi partner“. (ANSA)