18 settembre – Lo Stato islamico ha diffuso sul web un video intitolato «Prestatemi attenzione» (Lend me your ears) in cui appare l’ostaggio britannico John Cantlie che fa appello al «pubblico» perchè si parli dello Stato islamico senza fare disinformazione.
Non è verificabile l’autenticità del filmato.
I siti legati allo Stato islamico hanno diffuso un misterioso video in cui il reporter britannico John Cantlie afferma di essere prigioniero dell’Isis e annuncia che raccontera’ la “verita’” sull’Isis. “Sono stato abbandonato dal mio governo e il mio destino e’ nelle mani dello Stato islamico”, dice il giornalista , che indossa una tuta arancione simile a quelle di Steven Sotloff, James Foley, David Haines, gli ostaggi decapitati dall’Isis.
“Nel novembre 2012 sono arrivato in Siria e successivamente sono stato fatto ostaggio dall’Isis. Oggi, quasi due anni piu’ tardi, diverse cose sono cambiate, e tra queste l’espansione territoriale dello Stato islamico”, che controlla Siria e Iraq. Il mistero nasce dal fatto che di Cantlie si sapeva che era stato sequestrato in Siria nel luglio 2012, ma era stato rilasciato dopo una settimana. Il filmato mostra il reporter davanti alla telecamera su uno sfondo nero. Dietro l’uomo, nessuno.
“Non ho nulla da perdere -prosegue Cantlie nel filmato- forse vivro’, forse moriro’ ma voglio cogliere l’opportunita” di “dire la verita’” su quanto accade. “Seguitemi nelle prossime puntate -conclude l’uomo- e resterete sorpresi da cio’ che apprenderete”. John Cantlie, che nel video spiega di aver lavorato per il Sunday Times e il New York Times, fu rapito da miliziani jihadisti in Siria nei luglio 2012 per una settimana insieme con il collega olandese Jeroen Oerlemans.
I due furono rilasciati il 26 luglio. Quei giorni furono tremendi per Cantlie, che racconto’ di finte esecuzioni e minacce di decapitazione pronunciate anche da miliziani che parlavano inglese e non sembravano siriani. I due tentarono di fuggire ma furono feriti da colpi d’arma da fuoco, Cantlie al braccio e il collega all’inguine. In un’intervista pubblicata l’8 novembre dello stesso anno (lo stesso mese e lo stesso anno del quale Cantlie parla nel filmato) dal Daily Beast il fotoreporter spiega di aver davanti almeno 18 mesi di percorso di riabilitazione psicologica ma si mostra ansioso di tornare sul campo e afferma: “Ho bisogno di lavorare, questo e’ cio’ che faccio”.
Secondo alcune voci circolate su Internet, Cantlie durante la detenzione avrebbe sofferto di una sorta di sindrome di Stoccolma che lo avrebbe portato a solidarizzare con i suoi aguzzini.