18 settembre – La chiamavano “Bocca di Rosa” ed ora si chiama “assistente sessuale”, e al di là dell’Oceano – ed anche da noi per gli anglofili – “love giver”, “donatrice d’amor” se vogliamo fare gli aulici. In modo più prosaico è una prostituta. Ma una prostituta con tanto di diploma che potrà offrire i suoi servizi solo ad una categoria particolare di persone: i disabili (perché in politichese corretto l’assistente sessuale sta al disabile come la prostituta sta all’handicappato).
C’è anche un disegno di legge che vuole introdurre questa figura professionale, proposta presentata nell’aprile scorso dal senatore Pd Sergio Lo Giudice, omosessuale dichiarato che in barba alle leggi italiane volò all’estero per avere un bambino tramite la pratica dell’utero in affitto.
Il disegno di legge si intitola “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità”. Maximiliano Ulivieri, portavoce del primo comitato italiano per una legge sull’assistenza sessuale, spiega la bontà di una tale proposta normativa: per la persona disabile «si è concepito un aiuto per ogni tipo di necessità, ma non per quella sessuale. Come se il disabile non sentisse il bisogno di toccarsi, di ricevere piacere, come se non fosse idoneo a certe esigenze. Ma non è così, e chi ha limiti psichici o fisici tali per cui non può provvedere da sé a questi bisogni deve essere assistito».
Se la premessa è che il sesso è come mangiare o andare in bagno – un bisogno fisiologico come altri – la conclusione appare ovvia: occorre che vi sia qualcuno che soddisfi le esigenze sessuali anche di chi sta in carrozzina o inchiodato in un letto di ospedale. […]
Tommaso Scandroglio nuovabussolaquotidiano
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A causa delle tematiche trattate, la visione di questo documentario è consigliata al solo pubblico adulto.