16 settembre – “Questo atto è in contrasto con la normativa nazionale”. Con poche righe il prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano ha di fatto bocciato il via libera alla registrazione dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso, annunciata lo scorso 30 giugno dal sindaco Virginio Merola.
“Il prefetto credo abbia il diritto di revocare quel provvedimento, ma noi oggi abbiamo registrato le prime unioni e andremo avanti”, ha risposto a stretto giro il primo cittadino.
Oggi all’anagrafe bolognese si sono presentate tre coppie omosessuali e, davanti ai messi comunali, hanno registrato la propria unione celebrata fuori confine.
Per la prefettura si tratta di carta straccia: la delibera dovrà essere annullata. “Con riferimento alla nota del 16 luglio – ha scritto Sodano in una lettera protocollata venerdì scorso – con la quale il sindaco comunica di avere disposto che i delegati alle funzioni di stato civile provvederanno a trascrivere i matrimoni dello stesso sesso celebrati all’estero, si chiede di procedere alla revoca della disposizione, atteso che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizioni”.
Per il rappresentante dello Stato a Bologna è una questione giuridica. Per il sindaco del Pd è invece una questione “simbolica”: serve “una legge nazionale che riconosca i matrimoni tra persone dello stesso stesso” ha detto Merola, e quello della nostra città “è un atto simbolico in questa direzione”, come se fosse un incentivo al Parlamento a “fare in fretta”.
Se il dibattito politico si è animato, con una chiaro attacco della comunità gay al prefetto Sodano (“stop ai guastafeste, noi stiamo con Merola” dicono dall’Arcigay), il dialogo tra le due istituzioni si è congelato; dalla prefettura un “no comment” alle polemiche, e dal municipio un ulteriore affondo: “è un riconoscimento costituzionale” e “se le trascrizioni verranno annullate” le coppie potranno fare ricorso alla magistratura. tiscali