12 settembre – Alcuni anni fa l’economista Nicola Rossi scrisse un bel libro (“Sudditi” , Istituto Bruno Leoni) che documentava il modo in cui politica e amministrazione avevano ridotto alla stato di sudditanza gli italiani, che pure, stando alla Costituzione, dovrebbero essere cittadini. Nel periodo intercorso non è cambiato nulla. E nemmeno Renzi finora ha fatto granché. Il caso della Tasi è esemplare.
Come documentavano, sul Corriere di ieri, Fracaro e Saldutti, a meno di un mese dalla scadenza, più di 3.000 Comuni su 8.000 non hanno ancora fissato l’aliquota che dovrà essere versata. Una grande quantità di italiani continua ad ignorare quanto dovrà pagare. Il governo Renzi, sulla scia di Letta, ha ripetuto l’errore fatto a suo tempo dal governo Monti con l’Imu.
……….”Sarebbe bastato stabilire che le inefficienze dell’amministrazione sono a carico solo dell’amministrazione. “Sarebbe bastato decidere che i Comuni avevano tempo, poniamo, fino al maggio 2014 per stabilire l’ammontare dell’aliquota. Dopo di che, avrebbero perso il diritto di esigere il pagamento della tassa”.
……..”Chi, ad esempio, oggi vuol fare impresa è sottoposto alla tagliola e al ricatto delle autorizzazioni che l’amministrazione rilascerà a suo comodo, quando vorrà. Anche qui basterebbe poco per ristabilire il diritto di cittadinanza: il silenzio-assenso. Se l’autorizzazione esplicita non arriva entro un termine preciso, si dà per acquisita. E i funzionari che non se ne sono occupati nel tempo previsto saranno civilmente e penalmente corresponsabili di eventuali abusi”.
Ernesto Galli della Loggia dice:
“Sopraggiunta dopo anni e anni di paralisi, la crisi è lo specchio di tutti i nostri errori passati così come delle nostre debolezze e incapacità presenti. Siamo abituati a pensare che essa sia essenzialmente una crisi economica, ma non è così. “L’economia è l’aspetto più evidente ma solo perché è quello più facilmente misurabile. In realtà si tratta di qualcosa di più vasto e profondo. -Dalla giustizia -all’istruzione, -alla burocrazia, sono principalmente tutte le nostre istituzioni che appaiono arcaiche, organizzate per favorire soprattutto chi ci lavora e non i cittadini, estranee al criterio del merito: dominate da lobby sindacali o da cricche interne, dall’anzianità, dal formalismo, dalla tortuosità demenziale delle procedure, dalla demagogia che in realtà copre l’interesse personale”. ————–
LE TROPPE LEGGI PARALIZZANO L’ITALIA: Secondo Yahoo Answers il Bel Paese si attesta tra le 150 e le 200 mila leggi che, come si dice, non sono bruscolini. Soprattutto se si paragona con altri Stati civili europei la differenza è abissale.
La classifica quindi è la seguente:
1. Gran Bretagna: 3.000 leggi
2. Germania: 5.500 leggi
3. Francia: 7.000 leggi
4. Italia: 150.000 / 200.000 LEGGI
(Senza parlare della follia dei “Decreti attuativi”, affidati alla “BUROCRAZIA ITALIANA”, necessari perché le leggi divengano operative).
Diceva l’antica regola della giurisprudenza dell’antica Roma:
“LE LEGGI SIANO POCHE, CHIARE E CONOSCIUTE; L’IGORANZA DELLE LEGGI NON SCUSA”
L’Italia ha troppe leggi. Unica difesa sarebbe quella di affermare che: “tutto è lecito salvo quanto proibito per legge” e ridurre le leggi a non più di 7000.
Questa è la causa di molti guai, primo tra tutti lo strapotere PARALIZZANTE della burocrazia.
(Mia nota: in Europa la migliore scuola specializzata in Pubblica Amministrazione è l’Ecole National Administation francese. Si potrebbe commissionare una grande riforma per ottenere l’obiettivo di liberalizzare le attività economiche riducendo le leggi ad un livello europeo. In Francia hanno 7.000 leggi e la nostra Costituzione somiglia ancora alla Costituzione francese del 1946). Carlo Violati