EUROPA FERMATI, fermati fino a che sei in tempo. Il nostro nemico non è Putin

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di Alessandro Sallusti

In queste ore si sta decidendo se l’Europa è una unione politica o solo una moneta. Nel primo caso dovrebbe difendere gli interessi dei suoi ottocento milioni di abitanti, i suoi principi e la sua storia.

Nel secondo si arrenderà alla legge dei mercati finanziari e delle lobby mondiali, cioè farà solo gli interessi degli Stati Uniti d’America, che con Obama non coincidono esattamente con i nostri.

Dico questo perché, tutti presi come siamo dalla quotidianità politica del piccolo orticello domestico – raramente decisiva, spesso stupida – ci sta sfuggendo che siamo sull’orlo di una crisi internazionale che solo pochi decenni fa sarebbe stata sufficiente a scatenare – complice la crisi economica come sempre è accaduto – la Terza guerra mondiale. Papa Francesco, inascoltato, è stato il primo a lanciare l’allarme sulla «guerra mondiale a rate» che si sta innescando. A rate sì, perché alcuni focolai sono distanti ma meno distinti di quanto appaia a prima vista: Ucraina, Israele, Siria, Irak, Libia.

Da ieri i capi dell’alleanza militare occidentale, la Nato, sono riuniti in Galles per decidere le mosse. Comanda l’America, che oltre a essere l’America, è il Paese che da solo si sobbarca il 75 per cento delle spese militari del carrozzone. Non solo. Noi europei – italiani compresi – siamo in ritardo con i pagamenti delle rate. Come noto, chi paga comanda, chi è moroso deve abbassare la testa. Così Obama sta spingendo per trascinare l’Europa dentro un terribile braccio di ferro con la Russia di Putin: vuole schierare l’esercito della Nato ai confini dell’Ucraina, chiede di inasprire le sanzioni economiche contro lo zar russo. In sintesi: vuole usare noi europei per regolare conti americani che saranno anche veri e legittimi ma che poco ci riguardano.

Per fare tutto questo con il consenso dell’opinione pubblica è partita una gigantesca campagna di disinformazione basata su un falso presupposto. Cioè che Putin è un tiranno malvagio pericoloso per la sicurezza dell’Occidente. Ora, è vero che Putin non è un sincero democratico, ma le cose non stanno così. Sotto la sua discutibile guida, la Russia e i russi hanno raggiunto livelli di progresso e benessere non immaginabili. E lui è l’unico leader europeo ad aver preso seriamente e di petto la questione islamica, quella sì vera minaccia alle libertà dell’Occidente.

In quanto all’Ucraina le cose non stanno proprio come vengono per lo più raccontate. Indipendente dai tempi dell’esplosione dell’Unione sovietica, 1990, l’Ucraina è via via scivolata in una crisi economica devastante, con livelli di povertà tali da provocare, per sopravvivenza, una vera e propria tratta delle sue donne verso l’Ovest, badanti o prostitute non importa, basta guadagnare qualche euro. Per far fronte all’emergenza, i suoi governanti (sospettati di simpatie filonaziste) hanno ottenuto, all’inizio di quest’anno, la firma di un primo accordo per entrare nell’Unione europea. Il fatto è che in alcune regioni la popolazione è in maggioranza russa e di saltare il fosso non ne vuole sapere. Da qui la rivolta della Crimea (85 per cento di abitanti russi) che a inizio anno ha scelto, dopo una drammatica rivolta e un regolare referendum, di staccarsi e rimanere nell’orbita russa. Di recente, altre regioni dell’est del Paese hanno cercato di seguire la stessa strada. Qui il governo ha risposto coi cannoni, provocando un esodo volontario di cittadini russi verso la Russia stimata, al momento, in 850mila persone. Putin ha allora chiesto al governo ucraino l’apertura di un corridoio umanitario e la possibilità di inviare aiuti umanitari. Niente, la risposta di Kiev è stata negativa: «Affari nostri, anzi affari dell’Europa di cui siamo freschi soci». Ed ecco la mobilitazione dell’Europa, dell’America e della Nato.

Sappiamo che la questione umanitaria è solo un pretesto e che in ballo ci sono ovviamente interessi ed equilibri ben diversi: petrolio, oleodotti, accessi militari a posizioni strategiche. Ma sta di fatto che stiamo parlando del diritto all’autodeterminazione dei popoli, e trattandosi di russi c’è poco da giocare. È credibile pensare che Putin e la sua gente si pieghino a quegli incapaci del governo ucraino per qualche soldato Nato al confine e sanzioni economiche? Basta rileggere la storia. La risposta è no. E se insistiamo, anche Putin schiererà i suoi soldati, le sue armi (che non sono i razzetti dei palestinesi a Gaza). A ogni sanzione economica (peraltro sono autosanzioni, perché il blocco delle esportazioni in Russia aggrava soprattutto i bilanci già malconci delle nostre aziende e far scappare i miliardari russi dai nostri Paesi non agevola certo la nostra economia) Putin opporrà controsanzioni, fino a quella letale: il blocco delle forniture del gas e dei combustibili vitali per scaldare le nostre case e far funzionare le nostre fabbriche. Quanto può metterci Putin a girare l’interruttore dei gasdotti verso la Cina (che fra l’altro ha già offerto più soldi di noi)? Immagino davvero poco, e tutto questo perché vogliamo impedire a degli ucraini russi di andare in Russia.

Ora capisco che siamo alle prese con la prima minaccia di sciopero di carabinieri e polizia per il blocco degli stipendi e che tra pochi giorni dovremo pagare quella porcheria che sono le nuove tasse sulla casa. Ma non vorrei che tra non molto i problemi fossero altri e ben più gravi. Europa, fermati, fino a che sei in tempo. Il nostro nemico non è Putin.

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