La NATO decide di piazzare missili (atomici) in Polonia e Paesi baltici

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28 agosto –  – Il settimanale tedesco Spiegel e il quotidiano inglese The Guardian parlano di una nuova strategia della Nato in Europa orientale, per effetto del conflitto russo-ucraino. Quella che viene prefigurata dai due autorevoli organi di stampa e’, in realta’, l’alba di una nuova guerra fredda, perche’ le decisioni assunte nel corso del vertice della scorsa settimana a Cardiff tendono a contrastare l’eventuale “minaccia” generata dalla politica espansionistica di Putin verso l’Europa orientale. Inoltre, secondo i due giornali, sarebbero stati i leader dei paesi baltici a chiedere esplicitamente l’intervento militare della Nato a difesa dei loro confini, per evitare una sorta di effetto Ucraina, anche in Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia. Si tratterebbe del dispiegamento di un sistema di difesa di missili a lungo raggio, situato nelle basi polacche e baltiche. Sembra tuttavia che alcuni stati membri della Nato si siano opposti alla richiesta dei quattro stati.

In una intervista al Guardian, l’attuale segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha detto che la Nato adottera’ “un piano di azione rapido con l’obiettivo di poter agire immediatamente in un ambiente completamente nuovo sul piano della sicurezza in Europa. E’ nostra intenzione costruire quella che io chiamo un’avanguardia nell’ambito della forza di risposta molto molto molto rapida”. Inoltre, Rasmussen ha aggiunto una dichiarazione che pare essere il punto chiave del dissenso tra paesi alleati: “per poter essere in grado di usare questa forza rapida e’ necessario disporre le strutture nei paesi ospitanti. Cosi’, cio’ implichera’ la pre-dislocazione di infrastrutture, attrezzature, basi, quartier generali. Morale della favola: si vuole, in futuro, una piu’ visibile presenza della Nato ad Est”. La NATO provoca la Russia: manderemo piu’ truppe nell’Europa dell’Est

La questione della presenza “permanente” di basi Nato nel Baltico e in Polonia e’ cio’ che ha diviso i paesi alleati. Nel corso del vertice di Cardiff, Italia, Francia, Spagna si sono opposti al progetto delineato da Rasmussen, in soccorso dei paesi Baltici e della Polonia. Stati Uniti e Gran Bretagna l’hanno invece sostenuto. La Germania e’ rimasta neutrale, nel timore di provocare la Russia. Per confermare la sua posizione (e quella di Usa e Gran Bretagna), Rasmussen ha confermato al Guardian che si tratterebbe di basi “a rotazione”, perche’ l’unica presente in quelle zone e’ a Szececin, sulla costa baltica della Polonia.

“Il punto e’ che ogni potenziale aggressore”, ha detto Ramussen, “saprebbe che se solo pensasse ad un attacco contro un alleato della Nato, incontrerebbe non solo i soldati di quel paese specifico, ma le truppe della Nato. Questo e’ l’importante”. Infine, alla domanda se fosse possibile l’impiego di truppe sotto la bandiera Nato nello scacchiere orientale dell’Europa, Rasmussen ha risposto: “la risposta breve e’ si’. Per evitare fraintendimenti, uso la frase ‘se necessario’. I nostri alleati orientali saranno soddisfatti quando vedranno che il piano di azione rapida e’ una realta’”.

Allarme di Paul C. Roberts: La guerra sta arrivando, i piani Usa sono pronti

Sulla questione russa, Rasmussen ha affermato: “abbiamo visto che i russi hanno molto migliorato la loro capacita’ di azione rapida. In brevissimo tempo, hanno ammassato migliaia e migliaia di soldati lungo i confini con l’Ucraina… Sappiamo che la Russia e’ coinvolta militarmente nell’azione di destabilizzazione dell’Ucraina. Si tratta di un mix di guerra con armi convenzionali e di operazioni di informazione e disinformazione. E se noi della Nato siamo stati due passi indietro la Russia, l’Ucraina era a 16 passi indietro. Per questo occorre dotare l’Ucraina di risorse, anche militari, per modernizzare il loro settore di sicurezza”. E’ l’inizio di una nuova guerra fredda? Certo che lo è.

IL NORD

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Scrive Maurizio Blondet  “Washington ha studiato il primo strike atomico (M.Bondet 18-06-14)”

[…] Il punto è che gli USA hanno formulato una dottrina del «primo colpo nucleare», e messo a punto la strategia per assestarlo. Gli studi del Pentagono sono giunti (fin dal 2006) alla conclusione che «i russi e i cinesi non sarebbero più in grado di fare rappresaglia, oppure se una piccola forza [atomica] gli restasse, non oserebbero rischiare un secondo attacco [atomico] USA rispondendo» al primo attacco. Questo piano «incita alla guerra nucleare gli USA, approfittando della sua supremazia atomica».

Lo ha rivelato un medico addentro ai segreti degli effetti del nucleare, Steven Starr, del Clinical Laboratory Science Program dell’università del Missouri e fra i dirigenti dell’associazione Physicians for Social Responsibility (psr.org).

La novità è che il presidente Obama (il Nobel per la Pace…), esattamente da un anno (giugno 2013) ha modificato la dottrina americana per le forze nucleari, stabilendo che la «deterrenza atomica» non è più il suo solo scopo. Ne segue che la strategia del primo colpo (first strike) diventa un elemento legittimo della politica estera USA.

Naturalmente la cosa è sottolineata con estremo allarme dai media russi ed anche iraniani. Qui apprendiamo che Mosca interpreta alla luce della dottrina di aggressione (first strike) l’ostinato sforzo americano di posizionare missili anti-missile (ABM) in Polonia, a ridosso della frontiera russa. E presto, l’intera Russia sarà circondata da queste armi. Gli ABM servono, quando l’America sferrerà il primo colpo nucleare, ad intercettare e distruggere i missili balistici intercontinentali russi (ICBM) lanciati dalla Russia per l’apocalittica rappresaglia. Un simile accerchiamento con l’identica intenzione ha luogo ai danni della Cina: sia col massiccio spiegamento di bombardieri invisibili sia aprendo nuove basi militari nel Pacifico. […]