27 agosto – Un fiume di soldi per rispedire a casa gli immigrati irregolari. Circa il 60 per cento è di provenienza comunitaria (cioè sempre soldi nostri versati alla UE, che ce li restituisce per farceli buttare dalla finestra, ndr). Il resto lo mettiamo noi italiani. E sono cifre che fanno venire i brividi. Nel periodo 2008-2012 il Fondo europeo per i rimpatri, costituito nel 2007, ha avuto a disposizione 60,7 milioni di euro: 34,6 sborsati dall’Ue e 26 dall’Italia.
I rimpatri si distinguono in forzati e in volontari-assistiti. Ed è la prima voce ad assorbire buona parte delle risorse (oltre 37 milioni), mentre gli stanziamenti per la seconda sono stati di 19,3 milioni. Il programma pluriennale aveva previsto un finanziamento per il nostro Paese di 68 milioni, ma i piani annuali hanno modificato quanto stabilito inizialmente. I contributi sono cresciuti col tempo. Se nel 2008 erano di 10.456.000 euro (di cui 5.867.000 europei e 4.589.000 italiani), nel 2012 si è giunti a 14.514.432 euro, suddivisi in 9.0666.000 Ue e 5.447.000 tricolori. Il totale è la cifra (di cui sopra) pari a 60 milioni e 700 mila euro.
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Ma, al di là dei numeri, vediamo come vengono spesi questi denari. Il rimpatrio volontario-assistito (cioè quando il soggetto, che non deve essere comunitario, lungo-soggiornante o destinatario di un provvedimento di espulsione) comporta l’impiego di quasi la metà dei fondi utilizzati per quello forzato, come dicevamo. La spesa comprende il trasporto all’aeroporto, i biglietti per i «rimpatriandi» e per le loro scorte a cui bisogna aggiungere il pagamento giornaliero e l’alloggio degli accompagnatori.
Per esempio nel 2008 sono stati organizzati 25 voli charter per l’Egitto, ciscuno con a bordo in media 50 migranti, due diretti in Nigeria per rimpatriare cento immigrati, due sempre per la Nigeria con 90 persone a bordo e circa 110 operazioni su voli di linea sempre in Paesi africani. In totale sono state 3.196 le persone rimpatriate con la forza, 1098 con charter e 2098 con aerei di linea.
Nel 2009 il fondo ha coperto 20 charter per l’Egitto, tre per la Nigeria (50 persone per volo di media), mentre sono stati 1900 i passeggeri su velivoli commerciali diretti in Nigeria, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto e altri Paesi.
Nel 2010 i charter sono stati 12 per l’Africa (più due charter «congiunti», cioè organizzati e finanziati da più nazioni Ue, per 50 migranti) e 5000 rimpatri sono stati effettuati con voli di linea. Due charter e 3000 rimpatri su aerei commerciali più due charter congiunti nel 2011. Con il fondo 2012 è stata programmata l’organizzazione di 30 charter (30-50 immigrati in media) e 2500 rimpatri su voli o navi di linea a cui va aggiunto un charter congiunto per rimandare in patria 50 persone. Il costo di un solo viaggio sui voli congiunti varia dai 4.600 ai 9.066 euro.
I dati di Frontex, l’agenzia europea che dovrebbe sorvegliare le frontiere del Vecchio Continente, ci forniscono un quadro più preciso dei costi sostenuti. Prendendo come anno di riferimento il 2010, si scopre che sono stati spesi 8.525.782 euro. E parliamo solo dei viaggi con charter (noleggiati) o con jet di linea.
Qualche esempio? Per riportare 60 nigeriani a Lagos ci sono voluti 423.940 euro, mentre oltre un milione è stato speso per rimpatriare 215 fra colombiani ed equadroregni. Una follia.
Maurizio Gallo il tempo
E secondo me come avviene in Italia, se il costo del biglietto esempio è di 100 euro, si chiedono 800…ma manco se volete 60 persone spenderebbero per un volo di sola andata una cifra così spropositata…significa che qualcuno fa la cresta…e non è una novità qui nel nostro ex Bel Paese!!!