E’ stata la Sala Darsena, completamente rinnovata e ampliata da 1.300 a 1.409 posti, ad ospitare la serata di preapertura della 71° edizione della Mostra internazionale di Arte cinematografica di Venezia.
«Era la serata di Campo San Polo», ha esordito il Presidente della Biennale Paolo Baratta, riferendosi al fatto che fino allo scorso anno la serata è sempre stata organizzata nell’arena all’aperto. «Ma avendo a disposizione questa nuova sala abbiamo pensato all’opportunità di rompere una tradizione per cominciarne una nuova».
E mostrando il risultato di otto mesi di cantieri, che hanno permesso di effettuare un restyling completo della sala, con l’utilizzo di materiali innovativi e l’adeguamento tecnologico di tutti gli impianti (acustico, di illuminazione, antincendio, di sicurezza e di climatizzazione), Baratta non esita a definire la nuova Darsena «una sala che non ha eguali in tutta Italia».
Protagonista della serata, il film muto Maciste alpino di Luigi Romano Borgnetto e Luigi Maggi, presentato in una nuova e più completa versione restaurata dalla Biennale con la collaborazione del Museo nazionale del Cinema di Torino, in occasione del centesimo anniversario dello scoppio della Prima Guerra mondiale.
«Fra i 130 film di propaganda bellica prodotti nel nostro paese durante quegli anni», il Direttore della Mostra Alberto Barbera lo presenta come «il più bello». E aggiunge che «è il più bello dell’intera serie di Maciste, la sola vera grande serie del cinema muto italiano».
Un primato guadagnato anche grazie alla simpatia del suo interprete, il divo del cinema muto Bartolomeo Pagano, che grazie alla sua stazza si legò in maniera indissolubile a questo personaggio, interpretandolo in ben 23 film, dall’esordio in Cabiria nel 1914 a Il gigante delle Dolomiti nel 1926.
La proiezione è stata accompagnata dalle improvvisazioni dal vivo del sassofonista salentino Raffaele Casarano e del suo quartetto Locomotive, scelti dal Direttore della Biennale Musica Ivan Fedele.
Luca Balduzzi