25 AGOSTO – ll governo iracheno starebbe bloccando le forniture di armi ai peshmerga che alcuni paesi stranieri hanno già inviato per sostenere la loro lotta contro i jihadisti dello Stato islamico (IS) nel nord del paese. Lo ha denunciato Rowsch Shaways, ex vice premier e oggi alla guida dell’offensiva dei combattenti curdi per riconquistare Mosul, la seconda città dell’Iraq caduta a inizio giugno nelle mani dei jihadisti. “Non abbiamo ricevuto armi dai nostri partner internazionali. E la colpa è di Baghdad” ha affermato Shaways in un’intervista rilasciata all’emittente Rudaw. Le armi che alcuni paesi occidentali, tra cui Italia, Germania e Francia, Usa, si sono impegnati ad inviare ai curdi transitano attraverso Baghdad, che ha la supervisione sul passaggio di equipaggiamento militare verso il governo della regione autonoma.
Le proteste di Shaways trovano eco nelle dichiarazioni del generale Sirwan Barzani, che si trova in una base curda vicina Gwar. Anche Barzani lamenta che la sua divisione “non ha visto nessuna delle nuove armi” inviate dalle potenze occidentali per riequilibrare i rapporti di forza con l’Is.
Curdi e iracheni sono ai ferri corti da tempo. I peshmerga non si fidano degli sciti che governano a Baghdad e non hanno fiducia nei soldati iracheni cui rimproverano di essere dilettanti e codardi per la ridicola prestazione offerta contro i jihadisti. Il governo iracheno lamenta invece che i raid americani aiutano i curdi ma non hanno sostenuto la fallimentare offensiva delle truppe di Baghdad e delle milizie scite a Tikrit dove dopo essere penetrati in città, i governativi sono stati costretti a ripiegare in periferia dopo aver subito dure perdite. Inoltre Baghdad teme che le armi pesanti in afflusso in Kurdistan possano favorire le pretese di piena indipendenza della regione autonoma.
Fuad Hussein, capo del gabinetto del presidente dell’enclave autonoma curda nell’Iraq settentrionale Masoud Barzani, in un’intervista al Correre della Sera si è soffermato anche sulla preoccupazione della comunità internazionale nell’armare i curdi per evitare che si rendano troppo indipendenti da Baghdad. “Non siamo noi a separarci dal governo di Baghdad”. Ma “tra noi e la capitale è nata un’enclave armata e pericolosa di militanti estremisti sunniti. Baghdad non solo non è stata capace di combatterla, ma soprattutto non ci ha difeso”. Gelosie e rivalità tra curdi e iracheni certo gradite ai jihadisti.