Leges sint paucas, claras, cognitas. Ignorantia legis non excusat

Leges sint paucas, claras, cognitas, ignorantia legis non excusat.

senato-romano

Questa era la regola fondamentale del diritto romano.

1) PAUCAS ossia poche leggi: in Italia non si conosce esattamente il numero delle leggi esistenti. E le leggi sono emanate dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province. Poi gli innumerevoli editti comunali.

Una curiosità però me la sono voluta togliere: se non proprio studiarmi tutta la giurisprudenza almeno sapere quante leggi ci sono in Italia. Insomma misurare le mie lacune. Ebbene, a rischio di smentita (ma non credo) nessuno sà quante sono. Perlomeno Google e Wikipedia non sono in grado di rispondere al quesito. Si possono però fare delle stime e avanzare delle ipotesi seppur con un buon margine di sicurezza. Secondo Yahoo Answers il Bel Paese si attesta tra le 150 e le 200 mila leggi che, come si dice, non sono bruscolini. Soprattutto se si paragona con altri Stati civili europei la differenza è abissale.

La classifica quindi è la seguente:

1. Gran Bretagna: 3.000 leggi

2. Germania: 5.500 leggi

3. Francia: 7.000 leggi

4.Italia: 150 / 200.000 LEGGI (Senza parlare della follia dei “Decreti attuativi”, affidati alla “BUROCRAZIA”, necessari perché le leggi divengano operative).

QUESTA E’ LA TRADUZIONE ITALIANA DEL COMANDAMENTO DELL’ANTICA ROMA. L’Italia ha troppe leggi. Unica difesa sarebbe quella di affermare che: “tutto è lecito salvo quanto proibito per legge” e ridurre le leggi a non più di 4/5000.

2) CLARAS ossia chiare. Una Commissione nominata dal Parlamento per dare una valutazione delle leggi italiane dice: “Nelle conclusioni il rapporto mette in luce che qualche progresso c’è stato in generale sui terreni della riduzione del perimetro dei provvedimenti e sul piano dell’autoapplicabilità. Ma è chiaro che restiamo di fronte ad una produzione legislativa di pessima qualità che continua nel suo effetto negativo di trascinamento da un Parlamento e un governo all’altro”.

3) COGNITAS: migliaia di norme vigenti e applicate, a più livelli, dall’Europa allo Stato, dalle regioni agli enti locali, tacendo del pullulare di organismi, autorità, comitati, in un confuso e debordante Medioevo di rinnovati feudi legiferanti. Adesso, ad aggravare la situazione giungerà lo strozzamento del bicameralismo. È stato un coro di elogi per la semplificazione della produzione legislativa che sarà favorita dal deciso impoverimento dei poteri senatoriali. Va, quindi, encomiata l’analisi controcorrente compiuta da Pino Pisicchio, con alcune riflessioni apparse su La Gazzetta del Mezzogiorno. Eccone il succo. Una questione dimenticata è «l’iperproduzione legislativa: attenzione, l’Italia non ha bisogno di più leggi, e forse neppure di meccanismi di produzione veloce di questa bizantina tendenza alla giuridificazione che caratterizza il suo potere legislativo. Ha, al contrario, bisogno di poche, buone leggi, e di un disboscamento vigoroso della selva di norme, normette, regolamenti e codicilli che infestano il nostro ordinamento. Il moltiplicarsi delle leggi, degli obblighi, divieti, sanzioni, con incremento dell’iniziativa pubblica avrà come conseguenza la riduzione della libertà individuale.

N.B. In Europa la migliore scuola specializzata in Pubblica Amministrazione è l’Ecole National Administation francese. Si potrebbe commissionare una grande riforma per ottenere l’obiettivo di liberalizzare le attività economiche riducendo le leggi ad un livello europeo. Carlo Violati