23 agosto – Dopo l’assedio agli yazidi sul Monte Sinjar, adesso sono gli sciiti turcomanni della città di Amerli che rischiano la carneficina, circondati da settimane dai jihadisti dello Stato islamico. Ieri il grande ayatollah Ali Al-Sistani, la massima autorità religiosa sciita dell’Iraq, aveva lanciato l’allarme e chiesto alle autorità di “andare in soccorso degli abitanti di questa città”.
“La situazione degli abitanti è disperata e necessita di un intervento immediato per impedire un possible massacro”, gli ha fatto eco oggi il rappresentante speciale dell’Onu a Baghdad, Nickolay Mladenov, invitando il governo iracheno a “fare il possibili per rompere l’assedio e permettere agli abitanti di ricevere aiuti umanitari vitali o di lasciare la città in condizioni degne”. Questa città di circa 20mila abitanti è circondata ormai da fine giugno dalle milizie jihadiste dello Stato Islamico e lamenta scarsità di cibo e altri generi di prima necessità.
Intanto, è di almeno sei morti il bilancio dell’attacco kamikaze nel centro di Baghdad, compiuto con un’autobomba contro il quartier generale dei servizi dell’intelligence del ministero degli Interni iracheno. Lo hanno precisato responsabili della sicurezza del Paese.
L’esplosione ha inoltre provocato 32 feriti, secondo quanto segnalato dalle fonti. Gli edifici del quartier generale sono protetti da mura in cemento armato, ma le guardie posizionate all’ingresso del complesso, in un’arteria piuttosto frequentata, rappresentano un comodo obiettivo per i terroristi. Nessun gruppo ha rivendicato l’attentato, ma questo genere di azioni sono in genere opera dei ribelli sunniti, in particolare guelli che appartengono all’organizzazione ultraradicale dello Stato Islamico (IS).
Il 9 giugno, il gruppo ha lanciato una devastante offensiva a nord, ovest ed est di Baghdad, impadronendosi di ampie zone del territorio di fronte a un esercito allo sbando e minato da invidie e divisione. Un’avanzata che ha portato alla fuga di centinaia di migliaia di persone. tmnews