I trafficanti di anime si fanno beffe dell’Europa
Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro dell’Interno Angelino Alfano
Egregio Signor Presidente del Consiglio,
Egregio Signor Ministro,
“chiudete pure le frontiere, serrate per bene le porte dell’Europa, noi sappiamo come fare, noi cogliamo le opportunità. Perché alla fine, noi vendiamo sogni e per molti dei nostri clienti siamo benefattori”.
Queste è una delle testuali e forse brutali frasi dei dodici trafficanti e scafisti che abbiamo incontrato in un viaggio durato più di due anni lungo le rotte dell’immigrazione e in carcere. Sono le parole pronunciate dagli uomini che fanno sbarcare migliaia di migranti sulle nostre coste. Sono quelli che li fanno arrivare vivi, sani e salvi e colmi di speranza. Sono quelli che li fanno morire in mezzo al mare.
Abbiamo intrapreso questo viaggio per mostrare il lato oscuro delle migrazioni. Quello mai finora raccontato. Pur consapevoli del dramma, eravamo stanchi di sentire parlare con tono pietistico della tragedia dei migranti, di sentire l’incessante gridare all’emergenza.
Per addentrarci nel business delle migrazioni irregolari abbiamo iniziato a interessarci ai boss. E abbiamo compreso per esempio che i “pesci grandi”, i “burattinai”, quelli che tirano le fila delle operazioni di traffico, stanno nelle retrovie. Gli scafisti, i “passatori” sono solo “pesci piccoli”. Lo scafista sta al traffico di migranti come lo spacciatore sta al traffico di cocaina: gridare al successo quando si arrestano 200 pusher serve a poco. Perché le menti delle operazioni sono al sicuro. A Karthoum, a Istanbul, al Cairo, a Islamabad.
Abbiamo capito che i trafficanti gestiscono la più spietata agenzia di viaggi del pianeta e possono fare arrivare i migranti su barconi fatiscenti come su yacht milionari. Via mare come via terra. Su un traghetto di linea, come su un volo di prima classe, con documenti falsi. Credere che portino “clienti” solo dal mare è miopia.
Questi imprenditori criminali si parlano, collaborano, sono i “nodi” di una “rete”. Per loro cooperazione e fiducia sono la chiave per fare affari. Proprio le due cose che mancano tra forze di polizia e magistrature dei vari paesi. La cooperazione penale di polizia e giudiziaria va potenziata, stringendo accordi con i paesi di transito e di origine.
Abbiamo realizzato che la “rete” dei trafficanti muove un fiume di denaro, drenato da economie in miseria. Solo il Mediterraneo, dal Nord Africa, vale ogni anno 150 milioni di dollari. L’OIM parla di un business da 3-10 miliardi di dollari l’anno nel mondo. Un solo grande trafficante può “fatturare” milioni di euro da reimpiegare in attività lecite e illecite. Più l’Europa investe in muri, recinzioni, sorveglianza, pattugliamento per arginare il flusso irregolare, più alimenta questo mercato criminale: i trafficanti ce lo hanno detto chiaramente.
Secondo Amnesty International, tra il 2007 e il 2013, l’Ue ha speso quasi 2 miliardi di euro per proteggere le frontiere, a fronte di 700 milioni per migliorare la situazione di richiedenti asilo e rifugiati al suo interno. E i richiedenti asilo si servono sempre più dei trafficanti. Lavorare solo sulla repressione non funziona. Si devono creare efficaci corridoi umanitari. Servono investimenti strategici dell’Europa su nuove politiche di asilo e politiche migratorie comuni, non contingenti.
I trafficanti non vivono nell’emergenza. Pianificano con cura. Studiano le vulnerabilità geografiche, normative, fisiche dei nostri sistemi; le sfruttano. Cambiano modi e rotte in modo duttile e veloce. Gli Stati non lo sanno fare.
Non possiamo quindi chiedere all’Ue interventi emergenziali, come sostenere in modo occasionale l’operazione Mare Nostrum. Dobbiamo pretendere politiche di migrazione e strategie di contrasto allo smuggling, il contrabbando di migranti, condivise da tutti gli Stati Membri. Serve un chiaro piano europeo.
L’Italia dovrebbe sfruttare il semestre di presidenza del Consiglio dell’Ue per rilanciare il tema delle migrazioni come politica comunitaria da non lasciare ai singoli paesi e per fare approvare una direttiva sul traffico di migranti, che segua quella già adottata sulla prevenzione e repressione della tratta di persone.
Questo ci hanno fatto capire i trafficanti di migranti quando li abbiamo incontrati. E quando ci hanno detto guardandoci negli occhi: “è l’Europa, siete voi, ad alimentare il nostro lavoro”.
Con i nostri migliori saluti,
Andrea Di Nicola
Professore aggregato di criminologia e coordinatore scientifico di eCrime , Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Trento
Giampaolo Musumeci
Giornalista, video-reporter, esperto di conflitti, immigrazione e questioni africane, temi che tratta sui media nazionali e internazionali
Autori di Confessioni di un trafficante di uomini
Casa Editrice Chiarelettere 2014