13 agosto – «Acosta – con una C -, acostaaa!», urla la rom dal finestrino della macchina che ci insegue. Poi accelera, supera e ci taglia la strada. Inchiodiamo. Dal lato passeggeri scende un uomo, grosso. Abbiamo giusto il tempo di ingranare la retromarcia e il sampietrino che lancia sfiora di un soffio il parabrezza. Scappiamo. Ci vengono dietro. Poi l’auto scompare dallo specchietto retrovisore. Continuiamo a guidare veloci.
Dopo un paio di chilometri a zig zag tra le vie della Capitale, accostiamo. Contare e fotografare le baraccopoli non è un’impresa semplice. Il lavoro è stato lungo. Ci è voluta una settimana, ma alla fine ce l’abbiamo fatta, come recita lo spot di un noto liquore.
Eccoli qui i 100 insediamenti abusivi di Roma. La favela si estende a macchia di leopardo dalla pineta di Castelfusano fino all’estrema periferia Est, segue il corso del fiume Tevere e più in là quello dell’Aniene. Sorge ovunque ci sia del verde che possa proteggere gli occupanti da sguardi indiscreti, che possa nascondere le baracche dagli obiettivi delle macchine fotografiche. Casette di cartoni, lamiere e pannelli di legno sono ovunque.
Nei sottopassi, sotto i ponti, nei parchi pubblici, nelle ville storiche, lungo le vie consolari. E poi le roulotte, posteggiate spesso una vicino all’altra nei parcheggi rispettando rigorosamente la provenienza degli occupanti, l’etnia. È sì, perché tra i poveri la solidarietà è spesso di troppo. Bisogna difendersi dagli altri accampati, difendere i propri bottini dagli assalti della concorrenza. Qualche chilo di rame val bene una coltellata. In vicolo Savini, a Marconi, con quello che lanciava sampietrini, ce la siamo vista proprio brutta. Il fotografo è scosso, noi cronisti pure. Ma siamo ancora a quota 45 insediamenti e il capo non sente ragioni: ne vuole cento, e cento siano. Ci rimettiamo in marcia per battere ogni angolo della città. Cerchiamo di tenerci a distanza, questa volta saremo più prudenti lasciando al «cannone» della Nikon di perlustrare tra le siepi, a distanza di sicurezza.
L’elenco cresce di ora in ora. Per completare il servizio più in fretta saliamo sui trenini regionali che portano fuori città. Non resta che guardare dal finestrino e contare. Ma è dall’alto che i tetti in plastica delle baracche prendono forma e colore. Sulla Prenestina un portiere ci lascia salire sulla terrazza al nono piano del palazzo, ma prima vuole vedere un tesserino.
Come dargli torto. Del resto i topi d’appartamento si scatenano quando i romani sono in vacanza. Da lì sopra il blu, il giallo e il nero dei teli che riparano i senzatetto dalla pioggia sono una rivelazione.
Quota cento è sempre più vicina e raggiungere quel numero non sembra più una sfida impossibile. A guardare Roma dall’alto ci si rende conto che si potrebbe contare all’infinito, che la favela va oltre ogni possibile previsione e che nella Capitale, parlare di problema, sarebbe riduttivo. È un’emergenza in piena regola. Sotto le tende, tra i cartoni, nelle roulotte, ci sono anche donne, vecchi e bambini. Di giorno gli adulti sono in giro a razzolare nell’immondizia, in cerca di metalli, a rubare dove possono; qualcuno, nascosto nell’erba alta ai lati delle disastrate ciclabili cittadine, aspetta una preda da scippare e un cellulare da rivendere per due soldi.
Ma non è solo la periferia a far paura. Fatevi una passeggiata sotto i muraglioni del Tevere, dentro Villa Borghese; provate a scendere le scale di un sottopasso di Corso Italia oppure a salire quelle di Trinità dei Monti, a piazza di Spagna. Chiedetelo agli sposini del Kazakistan che venerdì sono stati ripuliti da tre zingarelle mentre tentavano di rientrare in albergo.
Gentili concittadini, siete circondati.
Matteo Vincenzoni – il tempo
100 favelas sono poche. Auspico che diventino presto almeno 1000. Roma e Milano devono essere invase da rom e sommerse di moschee. Questa è la preferenza espressa col voto dai milanesi e dai romani: se la godano.
è interessante notare come i rom siano arrivati a roma appena il sindaco precedente ha terminato il mandato.
chissà se alla fine del prossimo se ne andranno?
un saluto a tutti
contenti dovete essere contenti italiani di buona volontà. Siamo sullastrada del peggio , quella giusta . quando si arrivera ad una massa critica di stupri, furti, prepotenze , cagate nei campi circostanti, allora sarà il momento della ribellione . esultate gente , esultate
Moderazione ? Moderazione la chiedono i cittadini !!!!!
È diventato impossibile e pericoloso vivere in questo paese. Io sono stufaaaaaaaaaa voglio l’esercitoooooo !!!!!! Bastaaaaaaaaaaaaa !!!!!!!!!!!!
Marino,chi cerca trova e i rom sono tuoi ciucciateli