6 agosto- Tripoli brucia. Negli scontri delle ultime due settimane ci sono stati oltre 200 morti e più di 400 feriti.
Gli stranieri fuggono, è troppo pericoloso restare. Chiudono le ambasciate, una dopo l’altra. Ieri hanno lasciato il suolo libico francesi, tedeschi, spagnoli e cinesi. Gli americani sono andati via prima. Si usano tutti i mezzi, per fuggire: navi civili, navi militari, aerei militari. Si fugge anche via terra, dalla frontiera tunisina. Una delegazione della Ue è stata appunto fatta passare in Tunisia. Le sole ambasciate che restano aperte sono quelle di Italia, Malta, Gran Bretagna, Romania e Ungheria. L’allarme lanciato dai servizi segreti è riportato dal messaggero
GLI AEREI KAMIKAZE
Mentre i jihadisti annunciano di aver preso Bengasi – «È emirato islamico» – continua la battaglia per il controllo dell’aeroporto di Tripoli. I servizi segreti di Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto sono allarmati. In particolare quelli del Cairo, che hanno preso sul serio l’ipotesi, ventilata dagli algerini, che i jihadisti possano usare aerei libici per attentati suicidi. L’aeroporto della Capitale egiziana ha portato lo stato di allerta al più alto livello e sono state impartite istruzioni di trattare «con il massimo della forza» qualsiasi aereo che violi le procedure di accesso allo scalo.
Fonti di Intelligence occidentali riferiscono invece che i 10 aerei civili fermi sulla pista dell’aeroporto di Tripoli e caduti in mano alle milizie islamiche non sono in grado di volare perché danneggiati dai bombardamenti. Forse è per questo che l’Italia non ha innalzato i propri sistemi di difesa anti-aerea. Ma perché l’Italia resta in Libia accettando di correre rischi notevolissimi? Lo ha spiegato Renzi: «Restare in Libia significa tentare di avere un ruolo su alcune delle questioni geopolitiche più importanti dei prossimi anni, come pace, sicurezza e immigrazione».