Portogallo: 5 miliardi di soldi pubblici per salvare il Banco Espirito Santo

bes4 agosto – A fronte di alcuni aspetti rassicuranti la crisi del Banco Espirito Santo, sfociata in un salvataggio pubblico da quasi 5 miliardi di euro, ne espone diversi più delicati ed allarmanti. A cominciare dal fatto che l’azionista di riferimento del gruppo bancario, la Holding Espirito Santo International, con sede legale in Lussemburgo dalla metà degli anni settanta del secolo scorso, non era praticamente sottoposta ad alcun tipo di vigilanza.

Lo erano invece (sottoposte a vigilanza) la banca stessa e una delle società veicolo, la Espirito Santo Financial Group, tramite le quali la holding deteneva un 25 per cento del capitale, secondo quanto riporta il Wall Street Journal. E questo non ha impedito che si consolidasse un intreccio di partecipazioni e relative esposizioni da cui è veicolata la crisi del gruppo.

In base alle nuove normative europee, per consentire il salvataggio dello Stato – già autorizzato dall’Ue – azionisti e creditori non privilegiati saranno costretti ad accollarsi pesanti perdite. I dententori di crediti privilegiati e i titolari di conti correnti, invece, sono stati tenuti al sicuro.

Tant’è che il Financial Times nota come i capitomboli in Borsa venerdì scorso, siano stati seguiti oggi (mentre gli scambi sulle azioni restavano sospese) da pesanti cali dei bond subordinati a fronte dei quali i titoli di credito privilegiati del Banco Espirito Santo hanno segnato un rafforzamento.

Altro aspetto non proprio rassicurante è che solo qualche settimana fa il governo portoghese affermava che la banca non aveva bisogno di aiuti. Il tutto, poi, proprio mentre sono in pieno svolgimento stress test e analisi approfondite dei bilanci delle banche europee, in vista dell’avvio della vigilanza unificata sotto la Bce. Più che probabile che i nodi dell’istituto iberico siano venuti al pettine adesso anche a causa di questi accertamenti.

Ma comunque avvengono a carico di una delle maggiori banche di un paese che per un lungo periodo è stato sotto i riflettori, e il cui settore finanziario è stato sotto analisi, a seguito del programma di aiuti di Unione europea e Fmi (quello che ha ricevuto al pari di Grecia e Irlanda, e pur se se confinato al settore bancario anche della Spagna).

Ma proprio su questo stesso versante c’è forse l’aspetto più rassicurante. Un episodio del genere un paio di anni fa avrebbe facilmente innescato cadute a catena delle Borse in tutta Europa, tra timori di crisi sistemiche nel paese e forse oltre. Invece l’intervento annunciato domenica sembra esser riuscito a calmierare la situazione.

Resta da vedere se come suggerito da alcune analisi non vi siano altri gruppi bancari europei potenzialmente esposti, come l’istituto portoghese, a rischi legati a diversi paesi emergenti che ora vengono battezzati “gli otto fragili”: Brasile, India, Indonesia, Turchia, Sud Africa, Argentina, Russia e Cile. TMNEWS