1 ago . Siamo giunti al Castello di Montarrenti ieri dopo pranzo, erano circa le 14, 30. Appena arrivati abbiamo notato subito due cartelli: uno indica il divieto di accesso a persone non autorizzate e l’altro vieta il transito alle vetture lungo un viale – pavimentato di nuovo – che sale ed al quale si accede da un cancello che al momento del nostro arrivo abbiamo trovato completamente aperto.
Il viale, di circa 150 metri passa da una porta di accesso diroccata sul lato sinistro per poi accedere ad un piazzale di circa 300 metri quadri alla base della torre principale e di altri fabbricati presumibilmente recuperati in epoca recente. L’impatto, immediatamente visibile è ai panni stesi ad asciugare (vedi foto).
Sotto un Patio, una copertura in tegole abbiamo notato un uomo piegato su una stuoia rivolta verso est nell’atto della preghiera islamica. Dopo avere superato di alcuni metri il piazzale pavimentato con il cotto Impruneta abbiamo notato su un altra grande stuoia colorata in materiale sintetico sotto una ulteriore copertura in tegole, un gruppo di cinque persone, dei quali 4 stesi su la stuoia ed uno seduto vicino ad un tavolino con un corano in bell’evidenza.
Un sesto uomo era seduto rivolto verso nord (vedi foto) impegnato in una chiamata al suo cellulare in prossimita’ di una ringhiera metallica che si affaccia sul panorama collinoso e roccioso della valle retrostante al Castello.
Ci siamo diretti verso il gruppo dei cinque e per stabilire la loro nazionalita’ e la loro lingua, mentre l’appartenenza ideologica-religiosa non lasciava alcun dubbio, e nel tentativo di stabilire con loro un ‘con-tatto’ li abbiamo salutati utilizzando la usuale formula islamico-araba di: “Saalam Aleikum!”…Aleikum “Salaam!”, la loro risposta e’ stata corale tempestiva e questo ci ha permesso di stabilire con certezza che l’intero gruppo è islamico.
Il gruppo, in termini anagrafici varia tra i 17-18 anni fino ad un massimo di 30 anni. Tutti di etnia derivata Bantu (in questo caso moderatamente negroide) con assenza evidente di tratti nilotici o marcatamente Nord Africani.
Inizialmente, convinti di incontrare un gruppo di nigeriani ci siamo rivolti a loro in inglese constatando subito la non conoscenza della lingua e intercettando un termine francese, abbiamo proseguito quindi la nostra conoscenza-conversazione in francese, chiedendo loro di parlare con un responsabile. L’unico con vera padronanza della lingua francese era uno dei piu’ giovani e ci ha tenuto ad informare che la “Signora Responsabile” era momentaneamente assente, ma che sarebbe rientrata a minuti.
Il gruppo ci ha offerto da sedere. Eravamo in tre, e come da accordi in simultanea tentavamo di scattare foto qua e là sia della struttura che degli ospiti con il massimo della discrezione possibile. Su una nostra domanda, il gruppo con evidente difficoltà e soprattutto diffidenza ci ha informato che le presenze degli occupanti nel Castello ammontano a 30 unita’ distribuite in alcune stanze della struttura la quale , conta su una disponibilita’ di una trentina di posti letto in spazi separati.
Siamo stati informati dell’assenza sia di donne che di bambini e della durata della permanenza che si protrae per il gruppo già da 3 mesi. Inoltre, ci hanno detto che non e’ previsto per il momento alcun spostamento dalla attuale localtion verso altre destinazioni perché in assenza dei documenti necessari di transito e soggiorno.
Infine il ‘portavoce’ del gruppo ci ha informato che tutti i presenti senza eccezione alcuna, provengono dal Mali e ci ha confermato anche che la ragione addotta per l’abbandono del paese africano risiede nella guerriglia Touareg in corso nella regione Nord Africana. Dopo circa mezzora, il gruppo si e’ improvvisamente disperso e uno di loro con gestualita’ prettamente africana ci ha informato che la “Signora Responsabile” era in arrivo. Il timore evidente di farsi sorprendere con noi rivela senza dubbio alcuno una ‘consegna al silenzio’ ricevuta da chi gestisce la struttura.
Sono quindi comparsi un uomo e una donna Italiani entrambi di oltre 50 anni. L’uomo ha assunto immediatamente nei nostri confronti un atteggiamento ostile e di rifiuto al contatto. Noi, gli abbiamo spiegato che due di noi tre erano inglesi e che in Gran Bretagna avevano letto un articolo su ImolaOggi.it (Siena: clandestini ospitati nel castello del ’700 appena restaurato) circa la vicenda della ospitalita’ai rifugiati e che essendo ammirate per la generosita’ delle autorita’ locali e per la loro inventiva, desideravano alcune delucidazioni in merito e a titolo del tutto personale. Chiaro il tentativo della coppia di spingerci lontano dal gruppo dei maliani che osservavano la scena in formazione sparsa e a debita distanza.
Nella evidente impossibilita’ di farci desistere e forse nel tentativo di mostrarci una situazione a tutti gli effetti “normale” il Signore responsabile” ci ha invitato ad un colloquio in quello che lui stesso ha definito “Ufficio”, rivelatosi in seguito una stanza con un tavolo 4 sedie in prossimità di una cucina nel fabbricato opposto alla torre principale del Castello. La “Sigona Responsabile” durante il percorso un tentativo evidentemente tardivo di rilassare una situazione alquanto tesa per l’atteggiamento brusco e difensivo dell’uomo decide di stringerci la mano.
Una volta seduti, confermiamo la nostra versione circa la nostra presenza. Il Signore Responsabile”ci relaziona circa la sopravalutazione artistica della struttura architettonica del Castello ed evidenzia la sua scarsa importanza.
Afferma che 6 dei maliani su 10 sono analfabeti e incapaci di svolgere alcuna attivita’ lavorativa e che sono tutti al momento ‘costretti’ burocraticamente nella struttura nella quale risiedono malvolentieri per il loro isolamento totale.
Su nostra richiesta, la “Signora Responsabile” dichiara per se stessa e per l’uomo l’appartenenza all’ARCI. L’uomo descrive il proprio settore di competenza come “Ospitalita’ Sociale” e cosi’ descrive la destinazione del Castello nel quadro confuso di una ristrutturazione costosa a spese della collettivita’, la quale era credibilmente pronta ad accettare l’indirizzo “Verde”originario (vedi sede CAI) ma non di certo la discriminante ospitalita’ a dei presunti profughi africani.
In conclusione, possiamo credere che il gruppo di 30 maliani ospiti del Castello di Montarrenti siano passati attraverso una struttura di smistamento Siciliana e assegnati alla provincia di Siena, la quale, per evitare con tutta probabilita’ una vicinanza scomoda nel tessuto laccato della citta’ Toscana, abbia accettato la richiesta dell’ARCI di assegnare la struttura storica appena ristrutturata con 600 mila euro della collettività alla associazione che da 3 mesi, incassa oltre 30 euro per ogni maliano ospitato, il che in termini aritmetici, porta a un introito di circa 30 mila euro mensili e quindi hanno già incassato 90 mila euro per i 3 mesi di permanenza del gruppo. Tale cifra tendera’ inevitabilmente ad aumentare e se presumiamo legittimamente che ogni presunto profugo costa all’ARCI meno 15 euro al dì, si puo’ intuire gli interessi che si sviluppano dietro le 300 iniziative analoghe sul territorio Nazionale approvate ufficialmente dal ministero dell’immigrazione capeggiato da Algerino Alfango, preposto all’approvazione e alla gestione dei fondi attribuiti alla emergenza immigrazione . Si ricorda ai finti tonti, che finora sono stati spesi oltre 600 milioni di euro.
E’ quindi superfluo evidenziare la speculazione finanziaria viene integralmente condotta in spregio delle famiglie Italiane che da da anni ormai, le più fortunate vengono rimbalzate da un campeggio a qualche fatiscente appartamento semi-demolito di periferia, mentre per quelli ancora più sfigati, sono abbandonati nelle roulotte o per chi ce l’ha ancora, nella propria auto .
Resta comunque inaccettabile la “violazione culturale” dell’iniziativa. Una struttura storica tra le tante che rappresentano una testimonianza delle lotte, della evoluzione civile, di contenuti spirituali, dell’ambizione, dell’energia e della creativita’ dei nostri padri, del Popolo italiano. E’ struttura storica violata da una presenza estranea al ‘nostro sentire’ e incline per larga parte alla conversione coercitiva se non alla eliminazione fisica “dell’Infedele”. Il tessuto fragilissimo di quanto rimane della Cultura Contadina e comunque rurale viene brutalmente squilibrato da una presenza progressivamente sempre piu’ numerosa la quale non puo’ non entrare in urto con la realta’ locale e tutto questo, nel quadro disgustoso di ipocrite operazioni umanitarie di stampo propagandistiche e elettorali, le quali, puntano a vendere il prodotto sinistroide di una presunta “superiorita’ morale” in una palude di ingiustizia sociale di sperequazione e di abuso di regime.
Da escludere il taglio Razziale nella analisi della situazione del Castello di Montarrenti e ogni iniziativa graficamente “forte” e certamente ineffettiva. Si suggerisce la possibilita’ di una dimostrazione di protesta “IN LOCO” che possa godere di qualche esposizione mediatica e quindi di ritorno propagandistico con eventuale coinvolgimento di famiglie “senza tetto” di origini Italiane, le quali potrebbero esigere un trattamento analogo a quello generosamente concesso al gruppo di Africani in questione e con il nostro supporto fisico quindi militante.
Si delinea quindi, la necessita’ di lanciare un segnale di rifiuto netto e mediaticamente registrato alla avanzata inarrestabile di un flusso allogeno destinato a mutare radicalmente la Nazione e il Continente. L’azione consiste in un Presidio pacifico e di protesta decisa per l’assegnazione del Castello di Montarrenti ai clandestini si terrà nelle immediate vicinanze della struttura domani mattina 2 Agosto dalle 9.30 in localita’ Castello di Montarrenti in prossimita’ del centro abitato di Rosia (Siena). L’iniziativa è promossa da un neonato Comitato Per la Liberazione del Castello di Montarrenti.
L’iniziativa è promossa dal Comitato Per la Liberazione del Castello di Montarrenti.