30 luglio – Ennesimo esempio del degrado, e stavolta proprio nella felice Milano di Pisapia. Il quartiere è San Siro, dove in un casermone popolare in viale Mar Jonio gli abitanti vivono nel terrore di essere cacciati dalle loro case dagli “altri”, ossia da immigrati e rom, che non attendono altroché di entrare in quegli appartamenti.
«Quelli ti sfondano la porta, prendono le tue cose, le buttano dalla finestra, cambiano la serratura e tu resti a spasso», racconta una signora del condominio, che insieme ad altre donne ha deciso di andare al comune a segnalare la situazione. «È successo anche a una signora che era stata ricoverata all’ospedale, stessa faccenda», racconta un’altra donna.
Qui il razzismo non c’entra, ma neanche l’integrazione. «Questo era un quartiere popolare e operaio bellissimo, forse il migliore della città — ricorda una signora che a San Siro vive da sempre — abbiamo assistito all’emigrazione dal sud, fu massiccia, ma era diverso: condividevamo la lingua e la religione. Ma con loro, no, con loro è impossibile…».
“Loro” sono gli immigrati, di qualsiasi etnia, che occupano le case degli italiani, con la complicità del racket delle occupazioni, la differenziata non sanno neanche che cos’è, spacciano, fanno i prepotenti, campano di piccoli e grandi furti. Solidarietà, coscienza civile, sono parole vuote da queste parti. Ci sono due comitati di quartiere, uno vicino a Pisapia e alla Cgil, l’altro gestito dai centri sociali, ai quali le occupazioni piacciono, anzi, le fanno. Intanto tutti aspettano risposte dall’amministrazione, che deve dire quale fine deve fare San Siro.
C’è pure chi accusa l’Aler, l’istituto che gestisce le case, che a quanto pare non gestisce proprio per niente, non effettua la manutenzione, non controlla. Chi paga l’affitto è guardato con sospetto.
L’assessore Marco Granelli ha tentato di mandare i vigili urbani, ma servono a poco in questa situazione. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia e già vice sindaco di Milano Riccardo De Corato ha fatto approvare in consiglio la sua proposta per il quartiere: «Telecamere nei palazzi Aler: questa una delle mie proposte in assestamento di bilancio che sono state approvate in consiglio regionale. Ho chiesto che una quota del piano di risanamento Aler sia destinata al piano di telesorveglianza per un totale di 500mila euro in 5 anni», ha detto, precisando che «l’obiettivo è rendere più sicuri non solo gli stabili popolari ma interi quartieri, attraverso uno strumento che è al contempo preventivo e repressivo. In queste zone si sta diffondendo una vera e propria ondata di criminalità e illegalità, spesso anche alla luce del giorno. Il piano di videosorveglianza darà una stretta significativa a questa situazione», ha concluso. SECOLODITALIA.IT