Immigrati, Papa: integrare chi viene da lontano offrendo un lavoro

Papa27 lug. – Il valore cristiano dell’accoglienza ma anche lo sforzo di integrare quanti arrivano da lontano offrendo loro il lavoro (indispensabile per la sopravvivenza delle societa’ che invecchiano) sono esaltati da Papa Francesco che – in un’intervista al giornale argentino ‘El Clarin’ tradotta in italiano dal sito ‘Vatican Insider’ – elogia il caso della Svezia, paese capace di accogliere senza problemi e squilibri 800mila migranti a fronte di una popolazione di 9 milioni e mezzo di abitanti.(Immigrati, la Svezia brucia: crolla il modello svedese accogliente, pacifico ed egualitario)

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Paragonando l’atteggiamento della Svezia a quello dei paesi vicini Bergoglio afferma: “l’Europa ha paura”. Lo scorso 15 giugno, all’Angelus, il Pontefice aveva parlato delle colf e delle badanti straniere, ricordando il loro servizio “prezioso” nelle famiglie e lamentando che “tante volte noi non valorizziamo con giustizia il grande e bel lavoro che fanno”. E anche la colf della sua famiglia quando era bambino. “Provo molta simpatia – confida il Papa nell’intervista – per le donne di servizio, per le domestiche, che devono avere riconosciuti tutti i loro diritti sociali, tutti. E che non devono essere oggetto di sfruttamento o maltrattamenti. Quello che ho detto per loro, nell’Angelus di un mese fa, non c’era nel testo preparato, mi e’ venuto dal cuore”.

Nell’intervista Francesco spiega questo suo sentimento rivelando di portare sempre con se’, in tasca, una medaglietta del Sacro Cuore donatagli in punto di morte dalla collaboratrice domestica che aveva aiutato sua madre quando lui era bambino: una vedova di origine siciliane, ‘morta con il sorriso sulle labbra’ e con ‘la dignita” di chi ha sempre lavorato. Quando il giornalista Pablo Calvo, ricevuto a Santa Marta lo scorso 7 luglio, dice a Francesco di essere rimasto colpito dal fatto che un Papa, abituato a ricevere capi di stato a regine, durante l’Angelus abbia ricordato il lavoro delle donne di servizio, Francesco slaccia due bottoni della tonaca e estrae la medaglietta dalla tasca vicina al cuore.
“Era – confida al giornalista – di una signora che aiutava mia mamma a lavare la biancheria, quando non c’erano le lavatrici e si faceva tutto a mano. Noi eravamo in cinque, la mamma era da sola e questa signora veniva tre volte alla settimana per aiutarla. Era una donna siciliana, vedova con due figli, emigrata in Argentina dopo che suo marito era morto in guerra.
E’ arrivata senza avere nulla, ma ha lavorato e ha mantenuto la sua famiglia. Io avevo dieci anni, poi i miei genitori si sono trasferiti e ho smesso di vederla”. Diventato gesuita, Bergoglio pero’ la ritrova: ‘Ho sempre chiesto – confida – la grazia di poterla incontrare di nuovo, perche’, mentre lavava la biancheria, ci insegnava molte cose: parlava della guerra, di come si coltivava la terra in Sicilia. Era una donna furba come la fame, custodiva ogni centesimo, non si faceva truffare.
Aveva molte caratteristiche buone. Mi parlava con il suo mezzo italiano e mezzo spagnolo”. L’ho accompagnata – ricorda il Papa – per altri dieci anni, fino alla morte. Qualche giorno prima di morire, si tolse dalla tasca questa medaglietta, me la diede e mi disse: ‘Voglio che la prenda lei’. Ogni sera, quando me la tolgo di dosso e la bacio, e ogni mattina, quando me la rimetto addosso, mi appare l’immagine di questa donna. Era una persona anonima, nessuno la conosceva, si chiamava Concepcion Maria Minuto. E’ morta felice, con il sorriso sulle labbra e con la dignita’ di chi ha lavorato”.

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