24 luglio – “Sono sconvolta vedendo questo nuovo Olocausto in Iraq e confusa e disorientata dal silenzio che circonda questa catastrofe”. Così la poetessa irachena, Dunya Mikhail, commenta le misure liberticide annunciate dallo Stato Islamico (Isil) nel nord del suo paese, dall’ordine di infibulazione per tutte le ragazze dell’autoproclamato califfato all’appello a “offrire le donne non sposate” ai “fratelli mujaheddin” diffuso nella provincia di Ninive.
“Si tratta di una crisi mondiale e non solo irachena – spiega la poetessa ad Aki-Adnkronos International – Il mondo intero dovrebbe prendere una posizione seria contro tutto ciò, ma dove sono le Nazioni Unite? Come si può permettere questa enorme violazione dei diritti umani?”.
La Mikhail, nata a Baghdad ma da anni residente negli Stati Uniti, si dice “delusa” dell’inazione della comunità internazionale, mentre “i terroristi stanno distruggendo gli antichi siti e le nostre tombe”. La Mikhail sottolinea quindi che le donne irachene “sono in gran parte istruite” e stanno vivendo l’avanzata dell’Isil come “un incubo”.
L’Iraq – prosegue la poetessa – corre il rischio di trasformarsi in un nuovo Afghanistan. I miliziani dell’Isil, con i loro provvedimenti oscurantisti nei confronti delle donne, sono come i Talebani negli anni Novanta a Kabul – è il suo ragionamento – ma tutto questo può essere evitato se “la gente trova la volontà di vivere nel modo che vuole”.
“La prima donna poetessa nel mondo è stata l’irachena Enkheduanna che era soprannominata ‘la custode della fiamma’. Possa la sua fiamma di saggezza dare la forza a tutte le donne e agli uomini iracheni davanti al fuoco di questa ‘era moderna’ – è l’auspicio della Mikhail – Mi sento così vulnerabile e tutto quello che posso fare in questo momento è scrivere una poesia che possa essere un rifugio sicuro per tutti coloro che sono in pericolo in Iraq”. adkronos
Questo è davvero terribile. Non si può rimanere passivi di fronte a una tale indecenza. Troviamo il modo di costringere il mondo islamico a prendere le distanze da questi mostri e forniamo a queste donne strumenti di difesa. Che possano battersi in modo dignitoso. E, non è detto, che debbano per forza soccombere!