19 luglio – Telefonini rigorosamente spenti, divieto assoluto di abiti scollacciati, per non parlare delle minigonne vertiginose. In estate si moltiplicano i divieti per i fedeli che vanno a messa e nelle parrocchie: dal nord al sud del Paese, non è difficile trovare esposti all’ingresso della chiesa o in bacheca, cartelli che dettano il bon ton per un cattolico degno del nome. Il divieto più frequente, ma questo vale tutto l’anno, è quello che impone di zittire il telefonino: «Il Signore comunica con noi in tanti modi. Certamente non vi chiamerà mai al telefonino. Tenetelo spento in Chiesa!», capita di leggere in molte parrocchie.
Le gomme sotto le panche – Le forme di maleducazione in chiesa, nel corso degli anni, sembrano essere aumentate. «Non è infrequente – lamenta don Sergio Mercanzin, direttore di Russia Ecumenica e sacerdote ’pendolare’ da più di quarant’anni – vedere i fedeli nelle giornate di caldo afoso utilizzare il foglietto della messa come ventaglio. Smettiamola. Per non parlare del pubblico ruminante di fedeli che mastica la gomma da inizio a fine celebrazione. E c’è chi la appiccica persino sotto le anche».
I canti – I fedeli, ha avuto modo di sperimentare il prete in tanti anni di pendolarismo nelle parrocchie, spesso non sanno accompagnare il prete al momento dei canti. «Quante volte – racconta – capita di sentire i fedeli scoordinati quando non proprio stonati o il parroco costretto a cantare da solo perchè i fedeli sono completamente assenti». Stonati o con voci bianche, nelle parrocchie si consiglia di «pregare e cantare unendo la tua voce a quella degli altri, senza gridare». È un modo per dimostrare la partecipazione attiva.
L’acquasantiera – Al tema della maleducazione tra i parrocchiani è stato dedicato anche un galateo nel quale si raccomanda: il fedele doc «non tuffa le mani nell’acquasantiera», il segno della croce ha i suoi tempi non può essere un gesto «fulmineo». Il bon ton del perfetto cattolico riserva una strigliata anche agli ’spostatori di panche’. «La Chiesa – ricorda don Sergio Mercanzin – non è una spiaggia. L’estate è il periodo migliore per dimostrare la propria educazione anche in chiesa. Il rispetto deve essere diretto al Padre eterno e al prossimo, è il doppio amore che ci richiede Cristo».
La puntualità – La lista delle maleducazioni è assai lunga: ci sono i chiacchieroni, i furbi delle file davanti al confessionale. Nel galateo del buon cattolico si consiglia ai fedeli davanti al confessionale «di perdere la brutta abitudine di non prepararsi e di assegnare al prete l’ingrato compito di cavadenti spirituale». La puntualità è un altro tallone di Achillle. Non è educato interrompere il parroco durante l’omelia. Seduti, inginocchiati, poi di nuovo in piedi. Anche sui tempi, il più delle volte, non c’è unità. Il galateo del buon cattolico spiega per filo e per segno in quali momenti rimanere seduto, in quali inchinarsi, in quali ancora «se possibile» stare in ginocchio e quando alzarsi. Pollice verso alle comunioni inflazionate: «Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore…mangia e beve la propria condanna». In sintesi, prima di ricevere l’ostia consacrata «è necessario essere in grazia di Dio». libero
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Queste sono recenti alcune foto diffuse da Repubblica dove si vede che fine stanno facendo le nostre chiese, costruite col sangue dei martiri, in centinaia di anni, edificate con tanta fede e con i risparmi delle vedove, con le donazioni dei poveri e dei ricchi, difese dagli invasori nelle guerre fino alla morte.
Scrive radiosapada
Cosa sta accadendo? I modernisti, pienamente padroni indisturbati della maggior parte delle nostre chiese, vivono una vera sceneggiata (clicca qui), difatti fingono di avere fede (Sir. 15,13) e di insegnarla, nella realtà essi non temono Dio, sono esseri tristi (Eccl. 8,13) e dimostrano, de facto, di essere agnostici; oggi, oltre ad aprire nella docenza ad ogni sorta di peccato (clicca qui), stanno aprendo le chiese agli invasori, a mò di ostello, così danno al mondo il falso messaggio di carità, invero filantropia terzomondista, massonica e cosmopolita (come ho già spiegato qui). […]
Uno dei capi del terzomondismo cosmopolita camuffato da carità è certamente il modernista Raniero Cantalamessa. Nel vecchio studio: BERGOGLIO E CANTALAMESSA, GLI ULTIMI «MIASMI PESTIFERI» DELLA «CHIESA CONCILIARE», dimostrai come il soggetto in questione ritiene che il battesimo di sangue sia la povertà, come se dipendesse dagli emolumenti sul conto in banca. Come abbiamo appreso, essere caritatevoli non significa fare l’elemosina.