17 luglio – L’obesità patologica, se raggiunge un livello tale da ostacolare la vita professionale, può diventare una disabilità, da tutelare, alla luce della direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione. Sono le conclusioni dell’avvocato generale alla Corte di giustizia dell’Unione europea, Niilo Jaaskinen, chiamato a valutare il caso di un giovane baby sitter danese licenziato perche’ pesante oltre 160 chili. Al momento non sussiste un principio generale del diritto Ue che vieti la discriminazione basata sull’obesità in sè.
Tuttavia, alla luce di questa conclusione, in particolari casi in cui una lavoratrice o un lavoratore perde il posto di lavoro perchè eccessivamente sovrappeso, si puo’ associare questa fattispecie al concetto di discriminazione, come se si trattasse di cittadini portatori di handicap.
Ovviamente, sostiene l’avvocato, si può parlare di obesita’ come disabilita’ solo nel caso in cui vi sia un aumento di peso estremo, grave o patologico, vale a dire per soggetti il cui Bmi, l’indice di massa corporea, fosse superiore a 40. Nella maggior parte dei casi le conclusioni dell’avvocato generale vengono riprese nella sentenza della Corte, sentenza che arriverà nei prossimi mesi.