Camera e Senato non hanno fretta: tagli ai megastipendi soltanto a partire dal 2018
16 luglio – Chi sperava in decisioni dall’effetto immediato resterà deluso. Per i dipendeneti di Camera e Senato ci saranno sì dei tagli alle retribuzioni, ma il tetto scatta solo dal 2018.
A Palazzo Madama e Montecitorio ci sono circa 130 dipendenti oltre la soglia dei 240 mila euro. Lunedì sarà presentato un piano che prevede tagli graduali per 1.000 lavoratori su 2.325.
E’ Il Messaggero ad anticipare che le presidenze sembrano orientate a far scattare un conto alla rovescia molto, molto, lungo. Probabilmente di 3/4 anni. In pratica molti stipendi che vanno ben oltre i 240 mila euro caleranno solo nel 2017 o 2018. Niente taglio brusco, ma una sforbiciata graduale.
Si vuole evitare una fuga di massa verso il pensionamento.
Se infatti molti funzionari parlamentari dovessero scegliere la strada delle dimissioni si potrebbe verificare una esplosione della spesa previdenziale delle due Camere che – incredibilmente – costituisce già la voce più pesante dei loro bilanci. La scelta di “andarci piano” deriva anche dal fatto che Camera, Senato, Quirinale, Corte Costituzionale e Cnel (fin quando esisterà) godono di una sorta di extraterritorialità: sono completamente autonomi da altri organi dello Stato, forze di polizia comprese.
Le trattative saranno in ogni caso complesse perché i sindacati dettano legge, sono addirittura 11 per Camera e 14 per il Senato:
I tagli non saranno uguali per tutti ma andranno – sempre in 4 anni – da un minimo del 3% ad un massimo del 25% dello stipendio attuale.
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