Ex arcivescovo di Canterbury favorevole al suicidio assistito

lord-careyLONDRA, 12 LUG – L’ex arcivescovo di Canterbury, leader spirituale di 80 milioni di anglicani nel mondo, si è pronunciato oggi a favore della legalizzazione del suicidio assistito, alla vigilia della discussione prevista alla Camera alta del Parlamento la prossima settimana.

Lord Carey, arcivescovo di Canterbury dal 1991 al 2002, ha spiegato in un articolo pubblicato dal Daily Mail di avere cambiato opinione sull’argomento, al cospetto delle “sofferenze inutili” patite dai malati in fin di vita. “Di fatto, ho cambiato idea. Le certezze filosofiche passate sono crollate di fronte alla realtà di inutili sofferenze”, ha commentato.

“I progressi rapidi della medicina” che permettono oggi di tenere in vita per tanti anni dei pazienti gravemente malati, anche in stato terminale, costituiscono una “svolta etica”, secondo l’ex capo della Chiesa anglicana. “Oggi siamo di fronte a un paradosso. Rispettando rigorosamente la sacralità della vita, la Chiesa rischia di promuovere l’agonia; e il dolore è l’esatto contrario del messaggio cristiano di speranza”, ha aggiunto.

Una dichiarazione che ha preso in contropiede l’attuale capo della Chiesa anglicana, Justin Welby, che ha definito “errato e pericoloso” il progetto di legge che sarà dibattuto dai Lord venerdì prossimo e che prevede di legalizzare in Inghilterra e Galles la morte assistita per tutti gli adulti a cui restano meno di sei mesi di vita, dopo avere avuto il parere positivo di almeno due medici.

Contrariamente all’eutanasia, il suicidio medicalmente assistito comporta che sia il paziente stesso, e non un medico specialista, a compiere l’atto che lo porterà alla morte. Fino ad oggi, il suicidio assistito in Gran Bretagna è stato passibile di una condanna a 14 anni di prigione. Ma le ultime direttive dell’autorità giudiziaria britannica invitano alla clemenza nei casi in cui l’atto è compiuto per “compassione”.