Rissa furibonda con mannaia e tentato omicidio, scarcerati tutti i nomadi

mannaia9 luglio, MONTEBELLUNA. Sono stati protagonisti di una rissa furibonda (con tanto di mannaia) con i cinesi titolari del bar “Capolinea”, a due passi dalla stazione. Il titolare del bar fu ferito in maniera gravissima. Ora i quattro nomadi autori di quell’assalto tornano in libertà, e per loro cade l’accusa di tentato omicidio aggravato: lo ha stabilito il tribunale del riesame.

Era il periodo natalizio dello scorso anno. Il “commando” di nomadi fu protagonista di un vero e proprio assalto armato al bar “Capolinea” di Montebelluna, che stava per costare la vita a un cittadino cinese di 46 anni e alla barista minorenne. Il tutto per un regolamento di conti scaturito per motivi futili. In carcere erano finiti Antonio Garbin, 52 anni, e i figli Massimo (30), Manolo (neodiciottenne) e un terzo figlio minorenne.

Secondo l’accusa solo loro i responsabili dell’aggressione (definita dal comandante della compagnia dei carabinieri di Montebelluna, Eleonora Spadati, «il più grave fatto di sangue al quale ho assistito da quando sono arrivata nella Marca») al bar gestito dai cinesi. Cacciati per la loro ubriachezza, per tutta risposta hanno preso a schiaffi e spintoni la barista, che è caduta a terra. I parenti della ragazza sono usciti dal locale per aiutarla, ed è scoppiata la rissa. Ma i nomadi erano in difficoltà, così si sono allontanati per tornare pochi minuti dopo, stavolta armati. I cinesi si sono asserragliati nel bar, ma il commando ha sfondato la porta d’ingresso e ha poi inflitto un fendente con una mannaia alla mandibola al cinese di 46 anni, operato poi d’urgenza con un intervento maxillofacciale. Miracolata la barista, sfiorata da un colpo simile al petto. Ora per il riesame non è stato tentato omicidio, bensì solamente lesioni gravissime. (f.p.)

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