3 lug 2014 – C’e’ il rischio di una carestia nelle prossime settimane in Sud Sudan, a meno che non arrivino massicci finanziamenti per gli aiuti alimentari. E’ l’allarme lanciato dalla Dec (Disasters Emergency Committee), coalizione di 13 grandi agenzie umanitarie.
Paesi donatori tagliano i fondi all’ONU, parte il ricatto morale
Uno scandalo chiamato F.A.O. (ONU)
Il mondo ha due grandi problemi: la fame e la Fao!
”Se il conflitto in Sud Sudan continuera’ e non saranno forniti maggiori aiuti, allora ad agosto e’ molto probabile che in alcune aree localizzate in Sud Sudan si arrivi alla carestia”, ha avvertito la britannica Dec. Migliaia di persone sono state uccise nel conflitto in corso nello Stato africano indipendente dal 2011 e oltre 1,5 milioni di sud-sudanesi sono stati costretti a fuggire dopo lo scoppio della guerra civile a meta’ dicembre. I colloqui di pace sono in fase di stallo. Le Nazioni Unite dispongono del 40% dei fondi necessari, con un ammanco di oltre un miliardo di dollari (760 milioni di euro). ”Esiste il rischio vero di una carestia in alcune aree”, ha ribadito il responsabile della Dec Saleh Saeed, avvertendo che ”milioni di persone stanno gia’ affrontando una grave crisi alimentare”. (asca Con fonte Afp).
I nababbi della fame. Unicef e Fao: l’80% del budget speso in stipendi e spot pubblicitari
Lo denuncia con spietata meticolosità Graham Hancock, autore del libro Lords of poverty (MacMillan. London, 1989): circa l’80% del budget di queste organizzazioni è destinato alle spese di funzionamento: cioè agli stipendi dei funzionari, pubbliche relazioni e campagne promozionali. Mentre solo il 20%, quando va bene, è costituito dagli aiuti reali alle popolazioni bisognose.
Se la FAO (ONU) non esistesse, ogni anno 1.188.493 persone eviterebbero la morte per fame.
ONU? No, grazie: L’agenzia che nutre solo se stessa (la Fao)
Tanti sono infatti gli individui che potrebbero campare, con almeno 1 dollaro al giorno per 12 mesi, nel caso in cui i 433.8 milioni del budget annuale della Food and Agricolture Organization andassero ai bisognosi, invece che alimentare questo inutile ente dell’Onu. Moltiplicato per i suoi 63 anni di esistenza, gli individui sulla coscienza della FAO sfiorerebbero i 75 milioni.
In compenso migliaia di professional dell’agenzia continuano a condurre una vita da sogno, coccolati in una babele di sprechi e privilegi a spese dei Paesi donatori e di quello ospitante, cui spetta il conto della logistica: l’Italia. Fedeli al vero motto del carrozzone umanitario. Non “Food for all” ma “Food for Fao”.