1 lug 2014 – Entra in vigore oggi in Russia la controversa legge che vieta parolacce ed espressioni volgari nel film, in tv e al teatro. Promulgata da Vladimir Putin lo scorso maggio, la legge prevede ammende che vanno dall’equivalente di 50 euro a 1010 euro circa. I dischi e i libri che contengono parole volgari saranno contraddistinti da una etichetta che avverte l’acquirente e i film che non rispetteranno i divieti rischieranno la revoca della licenza di distribuzione.
Il problema e’ che la norma, nuovo corollario del manifesto putiniano basato sui valori conservatori in contrapposizione alla ”decadenza” occidentale, ha nel mirino anche il diffusissimo ”mat”’. Questo linguaggio e’ usato nella quotidianita’, anche per dire cose normalissime, sia dalle classi popolari che dagli intellettuali. Lo ha fatto anche Pushkin, secondo Dostojevskij puo’ esprimere usando una sola parola (mat’, appunto) tutti i sentimenti e i ragionamenti umani. Un autore moderno, e dissacrante, come Viktor Erofeev lo ha elevato a ”filosofia, piuttosto che linguaggio”.
In realta’ la polizia russa aveva gia’ a disposizione la possibilita’ di punire con una multa o anche una notte in prigione chi venisse pizzicato a usare il turpiloquio in pubblico. Ma il cavillo collegato alla legge sul ”teppismo non grave” ora assume un carattere di ordine morale. Ricollegandosi alla guerra contro il mat’ da sempre praticata dalla chiesa ortodossa: non nel nome della buona educazione, spiega il celebre filologo Boris Uspensky, ma perche’ sarebbe stata la lingua usata dai pagani per parlare agli spiriti della natura. asca