Un terzo dei minori migranti che arriva in Italia sui barconi scompare dai radar delle Istituzioni entro pochi giorni dallo sbarco. Che fine fanno? L’ombra del racket si allunga su migliaia di bambini e ragazzi. E il pericolo traffico d’organi è concreto. Sul nostro amato suolo italiano. Gabriele Chiurli chiede l’istituzione di un protocollo unico di identificazione dei bambini immigrati.
La tragedia avvenuta proprio in questi giorni al largo delle coste del nostro Paese, così come le prime indiscrezioni circa le indagini avviate dalla Polizia in seguito al naufragio dello scorso ottobre nei pressi di Lampedusa, ci costringono a prendere atto di un’emergenza continua che non accenna a rallentare: quella dei crescenti flussi migratori lungo le rotte del Mediterraneo.
C’è una tragedia dentro la tragedia, che si svolge non in mare, ma sul nostro territorio. Non possiamo più far finta di non accorgerci dei migranti minori che scompaiono letteralmente dai nostri radar, una volta approdati in Italia.
Secondo le stime diffuse da Save The Children, ogni anno arrivano via mare in Italia almeno 2000 minori stranieri non accompagnati, cifra cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni e destinata a crescere ancora. Basti pensare che l’anno scorso i minori migranti giunti nel nostro Paese sono stati il doppio rispetto al 2012. L’età media, invece, si è abbassata fino a toccare quota 12 anni.
Bambini e adolescenti che arrivano in Italia e cercano immediatamente di far perdere le proprie tracce, spaventati dalle norme imposte dal Trattato di Dublino, che – come ben sappiamo – li consegna al Paese d’ingresso.
I dati ufficiali del Ministero dell’Interno parlano di 5.899 minori registrati in Italia al 31 marzo di quest’anno, di cui circa 2.000 già irreperibili. Si stima che almeno un terzo dei minori scompaia nel niente entro le prime settimane dall’arrivo.
Da anni ormai le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme sul pericolo racket e traffico di esseri umani. I minori in fuga, infatti, vengono facilmente avvicinati da bande di trafficanti. In alcuni casi il sequestro è finalizzato alla richiesta di riscatto alle famiglie d’origine, in altri casi si profila lo sfruttamento sessuale e lavorativo. E’ concretamente ipotizzabile anche il traffico d’organi.
Di fronte a tutto questo non possiamo continuare a starcene al nostro posto, ad accettare procedure imposte dall’alto, a dichiararci “non competenti”.
Il problema sta alla radice: manca un protocollo di identificazione dei minori. Le proposte di legge presentate in parlamento sono rimaste lettera morta. Ma come abbiamo sotto gli occhi tutti giorni – e in questi giorni ancora più spesso – l’immigrazione non attende la nostra burocrazia. Serve una legge in grado di uniformare le procedure di identificazione e accertamento dell’età; istituire un sistema nazionale di accoglienza che risponda alle reali esigenze in termini di posti e standard qualitativi; garantire continuità ad un fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in modo da non gravare sul bilancio dei Comuni di rintraccio; coinvolgere le comunità locali in maniera collaborativa e coordinata in questa attività, evitando di imporre dall’alto soluzioni di carattere emergenziale agli Enti locali.
E serve adesso.
leggi la mozione presentata da Gabriele Chiurli (Democrazia Diretta)