28 giugno – Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia e per anni delegato all’immigrazione per la Cet, critica la decisione del sindaco di Padova di rendere obbligatorio il crocifisso nelle scuole e nei locali pubblici.
«Non credo che quella del crocifisso sia una battaglia in favore della fede e della Chiesa – dice il vescovo dalle colonne del corriere – I criteri per difendere i valori cristiani sono altri. E’ vero, nella nostra tradizione la religione ha pure fattezze esteriori, ci sono il crocifisso, le chiese, i campanili, il suono delle campane, accettati anche culturalmente da tutti, almeno fino a qualche tempo fa. Sono un’eccezione gli immigrati che li contestano, ma quando diventano un obbligo si rischia la reazione contraria. Non sono gli stranieri a combattere i segni del cristianesimo: i più duri, a favore o contro, restano gli italiani, che culturalmente hanno appoggiato o avversato il crocifisso e quello che rappresenta. Non ne farei comunque un dramma».
«E infatti la Chiesa non ha mai condotto battaglie per il crocifisso — ricorda il vescovo di Chioggia — che ora lo si prenda a simbolo dell’identità veneta è discutibile. Non vedo perché un personaggio politico debba accendere la polemica. E’ un simbolo libero e tale deve rimanere, la Chiesa non impone niente a nessuno, se uno vuole lo guarda, sennò fa a meno, non lo trasformerei in oggetto di battaglia ideologica, nè di libertà per i cristiani o di non libertà per i fedeli di altri culti. La Chiesa non ha mai indetto guerre nemmeno per impedire agli islamici la loro preghiera, anzi ne ha sempre cercato la collaborazione per ottenere la reciprocità, in modo che i cristiani possano pregare con tranquillità anche nei Paesi musulmani. Insomma, le battaglie sono altre, quella in corso è una strumentalizzazione che non appartiene alla Chiesa cattolica».
Infine la replica al segretario leghista Matteo Salvini, che ha detto di non riconoscersi «in una Chiesa che ha favorito l’invasione islamica». «Non si riconosce in questa Chiesa? – chiude Tessarollo — Se ne faccia una per conto suo, nei principi fondamentali del credere cristiano non è escluso l’accordo con le altre religioni. Se la Lega non si riconosce in questa Chiesa mi chiedo allora se abbia il diritto di parlare a nome della comunità cattolica. Parli piuttosto a titolo personale e lasci stare la Chiesa cattolica».