27 giugno – Con settembre nelle scuole di Monza gli alunni da 6 a 16 potranno esser inseriti in percorsi formativi di dichiarato impianto gender seguendo il programma curato dal Progetto Rainbow che, con la solita foglia di fico della lotta al bullismo omo-trasfobico, impongono l’ideologia di genere.
Nel caso specifico si parla di un lungo corso di approfondimento, composto da convegni, incontri, questionari e dvd di filmati che raccontano, per esempio, di un bambino divenuto bambina o di un criceto che si innamora di quella che lui credeva essere una compagna ed invece scopre essere maschio.
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A Monza, dall’anno prossimo, tutte le scuole della città potranno aderire al Progetto Rainbow, un programma finanziato dall’Unione Europea che ha l’obiettivo di combattere il bullismo omofobico e “informare” bambini dai 6 ai 16 anni sui temi cari alle associazioni Lgbt.
Non è un caso unico in Italia, ma emblematico, quello di Monza. Per impedire il bullismo, che colpisce il 24 per cento degli omosessuali (contro il 14,2 per cento degli eterosessuali – cifre del report 2011 dell’Istituto Nazionale di statistica), il Comune pubblicizza con una mozione un progetto che promuove idee socio-pedagogiche su identità di genere e “stereotipi” che con il bullismo, però, hanno poco a che fare.
LA MOZIONE. Alessandro Gerosa (Sel), promotore della mozione, illustra sul suo sito l’intento pedagogico del programma. Il progetto Rainbow va portato nelle scuole monzesi «perché tutt* le/i alunn* nell’età della crescita scolastica possano sviluppare un’identità di genere ed un orientamento sessuale consapevole». Il kit didattico comprende 9 dvd, cortometraggi da vedere in classe, che insieme a vari questionari mettono a tema l’identità di genere e altre tematiche Lgbt.
LA PROTESTA DELLE FAMIGLIE. Dopo l’approvazione della mozione, a fine maggio, l’assessore all’istruzione Rosario Montalbano ha inviato una lettera a tutti i dirigenti di Monza per pubblicizzare il progetto, che potrà essere portato a scuola già da settembre 2014. «Ovviamente aderire al progetto non è obbligatorio. Sono i consigli d’Istituto a decidere, però è preoccupante questa pubblicizzazione da parte della politica», afferma Francesca, professoressa di una scuola media statale di Monza. «Di progetti sull’affettività ne vengono proposti tanti, e tutti vanno valutati e votati dal consiglio», prosegue.
Secondo la professoressa, «l’educazione su questi temi spetta ai genitori e agli insegnanti, non ai lobbisti delle associazioni gay o ai politici». Per questo, come altre insegnanti, Francesca ha partecipato a un incontro il 12 giugno, nella sede del Cittadino di Monza, promosso da un gruppo di famiglie che hanno protestato contro la mozione Rainbow. Il portavoce delle famiglie Marcelo Fiaes ha attaccato la giunta, che «ignora il diritto dei bambini a vivere un’infanzia sana, lontana dalle pressioni sessiste».
IDEOLOGIA GENDER. Per rispondere alla mozione Rainbow, il “Forum delle Famiglie” di Monza e Brianza ha promosso «un percorso di avviamento di un coordinamento», con l’obiettivo entro settembre di «portare conoscenze alle nostre famiglie in merito alla questione ideologia di genere». Alcuni dei genitori che fanno parte del Forum sono indignati del fatto che la giunta abbia potuto approvare un progetto che promuove omosessualità e transessualità ai bambini. Il bersaglio delle polemiche è soprattutto il film “Da Lucas a Luus”, che sponsorizza la transessualità a bambini fra gli 8 e i 10 anni, parlando di una “bambina”, nata bambino.
La rabbia dei genitori non si limita al contenuto dei cortometraggi: «È l’intero percorso pedagogico proposto che contestiamo», spiega uno dei genitori che ha partecipato all’incontro anti-Rainbow. Gli psicologi delle associazioni Lgbt, nel loro dossier per maestri e bambini, non si limitano infatti al folklore politically correct, suggerendo l’uso di parole neutre per evitare discriminazioni («dite “la persona che dirige” e non “il direttore” o “la direttrice”», scrivono), ma impongono di etichettare come discriminatorie tutte le affermazioni “eterosessualiste” e l’idea che l’orientamento sessuale eterosessuale è «naturale e ovvio» o che «l’essere “maschile” sia essere attratti dalle femmine» e viceversa.
«SNATURA IL RUOLO DELLA SCUOLA». Per far passare questi concetti, il progetto utilizza i cortometraggi. Oltre al film su Luus, nato Lucas, c’è il cartone “Bob”. Soggetto: «Un criceto vede di sfuggita una cricetina femmina e vuole fare di tutto per conquistare il suo cuore. È disposto persino ad inseguirla in capo al Mondo. Ma lo aspetta una grande sorpresa… (è un maschio, ndr)». In “Danny’s Parade” si racconta invece la storia di un ragazzo gay. L’obiettivo degli alunni, scrivono i pedagoghi delle associazioni Lgbt, è scoprire «cosa sono la giornata internazionale del Coming Out e il Gay Pride, e cosa significa Coming Out».
I cortometraggi non sono apprezzati dal consigliere monzese di Forza Italia, Pierfrancesco Maffè. Quello promosso dalla giunta, secondo lui, «è un progetto diseducativo, che va a snaturare il ruolo della scuola». Ciò che colpisce Maffè è che «a portare avanti questo attacco al sistema educativo con una mozione pretestuosa e non determinante per la maggioranza siano stati esponenti di sinistra che dichiarano di rappresentare a sinistra i cattolici».
Redazione provita
Fonte: Tempi
Aspettiamo il parere dei genitori dei bambini musulmani…..ahahahahai