19 giugno 2014 – Una settimana dopo la decisione di “Hjalmario” Draghi di abbattere i tassi d’interesse, si presenta il seguente quadro:
- La bolla azionaria si gonfia a dismisura. L’indice DAX di Francoforte ha superato la soglia storica dei diecimila punti.La rendita sui decennali dell’Eurozona è ai minimi storici. I titoli spagnoli, ad esempio, offrono rendimenti inferiori al decennale USA.
- Due terzi dei depositi bancari presso la BCE ha preso il volo verso lidi non-Euro.La m
- oneta unica ha perso terreno nei confronti di tutte le valute importanti, compresi dollaro, sterlina e rublo.
E Draghi non è ancora passato alle misure non ortodosse, come l’acquisto di titoli o di cartolarizzazioni, o la promessa iniezione di liquidità di 400 miliardi.
Con l’eccezione dei mercati azionari, i capitali lasciano l’Eurozona, esattamente la dinamica paventata dalla BCE nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, in cui l’istituto di Francoforte ha ammonito contro il rischio che un’inversione del carry-trade dai paesi emergenti produca uno choc e un crac bancario.
L’annuncio del governatore della Banca d’Inghilterra Marc Carney, che i tassi sulla sterlina possano essere rivisti al rialzo prima di quanto previsto, aggiunge stress sull’Euro.
Ma allora perché la BCE ha scatenato, con la decisione del 5 giugno, la dinamica pericolosa che essa stessa aveva denunciato? La risposta è che non ha scelta. Alla BCE sanno bene che il sistema è in bancarotta e che le misure annunciate non funzioneranno, ma continuano cocciutamente a rifiutarsi di considerare l’unica soluzione possibile, la separazione bancaria di tipo Glass-Steagall.
Così, la BCE ha bisogno di un Piano B diverso dalla narrativa ufficiale. Esso consiste nel guadagnare tempo per il grande prelievo forzoso dei risparmi, o “bail-in”. Di fatto il prelievo è già iniziato con i tassi zero (in realtà negativi se si tiene conto dell’inflazione), come ha denunciato il presidente delle Casse di Risparmio tedesche Georg Fahrenschon (cfr. SAS 24/14).
Il piano, così come congegnato da BCE, UE, Bank of England e Federal Reserve, è più ampio: rinchiudere i risparmiatori, in una forma o nell’altra, nel recinto del “bail-in”, dove verranno depredati del loro denaro per salvare le megabanche fallite.