19 giugno – . Il progetto si chiama “Mediatori in bus” e lo scopo è l’integrazione socio-culturale delle diverse etnie presenti sul territorio a bordo degli autobus Cap, tramite la figura del mediatore culturale. Finanziato dalla Provincia attraverso il fondo sociale europeo con 15mila euro vede come promotori la Caritas e la Cap.
Idalia Venco, direttrice della Caritas di Prato, ha preso in prestito il modello utilizzato da una Caritas di Napoli e lo ha proposto ai vertici Cap che lo hanno sposato in pieno. Questo alla luce dei vari momenti di tensione che si vengono a creare a bordo dei bus della Cap. Conflitti sfociati anche in minacce, spinte ed aggressioni. Questo fa emergere un dato negativo: i “controllori” a bordo dei mezzi Cap vedono come una delle loro principali cause di infortunio sul lavoro quella, appunto, relativa alle aggressioni subite all’interno dei bus. «Questo – si spiega in una nota – è generato dalle incomprensioni dovute alla distanza culturale». […]
Il progetto in questione, dunque, prevede la formazione di sedici verificatori Cap (scelti fra il personale che più di altri è già impegnato nel compito dei controlli sui percorsi urbani ed extraurbani) e sei extracomunitari provenienti dalla Nigeria e dal Maghreb, le zone di origini delle persone che, in base alle segnalazioni giunte alla Cap, danno maggiori problemi. Il “Mediatore in bus” vede la parte in aula gestita da due docenti, uno psicologo e un mediatore culturale, la formazione pratica è, invece, a bordo dei pullman ed andrà avanti fino al 31 luglio. Sui percorsi ritenuti più a rischio “portoghesi” viaggeranno sulle Lam gruppi formati da due verificatori e tre mediatori.
Terminato luglio, i verificatori saranno formati e pronti a dirimere eventuali controversie che potranno ancora sorgere. «Tutto questo – aggiunge Giorgi – per una coesione sociale e creare un clima migliore e più tranquillo per tutti quelli che, a partire dagli autisti, sono sui mezzi Cap».[…] il tirreno
Il business legato agli stranieri continua. Sarà stata favorita la solita cooperativa. Un altro spreco di denaro pubblico. Chi sale sul bus, taliano o straniero che sia, sa benissimo di dover pagare il biglietto. Non c’è bisogno di alcun che glielo spieghi, ma solo che metta finalmente mano al portafogli. Oppure si dica aertamente che chi è straniero in Italia sui bus viaggia gratis. Perché questo è quanto avviene.
Silvano Corradi
Incompresioni di cosa? Uno sale sul mezzo e sa che deve fare il biglietto, è scritto in Italiano, francese, tedesco e inglese…a parte il tedesco, gli africani sanno dipende dalla provenienza o l’inglese o il francese…
In Italia lo Stato dice: la legge non ammette ignoranza, e se vale per gli italiani, vale anche per il clandestio o immigrato o Rom.
Se vado all’estero, so che dovrò munirmi di biglietto, se ne sono sprovvista, so a cosa andrò incontro…
Io personalmente spendo 660 cira di euro all’anno, aumenti ce ne sono stati a bizzeffe e per colpa di chi? La colpa è di quelle personcine che non hanno voglia di cacciar dalla tasca l’euro, e vivono come parassiti su chi l’abbonamento o il biglietto lo fa ogni qualvolta prende un mezzo pubblico
Questi non ragionano piu……