Iraq: Baghdad incastra Obama e chiede ufficialmente aiuto agli Usa

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18 giu. – L’Iraq ha chiesto agli Usa di effettuare raid aerei contro i jihadisti nel nord del Paese. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Hoshyar Zebari. “Abbiamo chiesto ufficialmente a Washington di aiutarci, nel quadro dell’accordo per la sicurezza tra i due Paesi, e di effettuare raid aerei contro i gruppi terroristici”, ha spiegato il ministro.

Continuano senza sosta gli attacchi dei jihadisti che ora puntano alla conquista delle infrastrutture petrolifere. Nella notte e’ stata attaccata la piu’ grande raffineria del Paese a Baiji, 210 chilometri a nord di Baghdad. I miliziani sunniti hanno prima distrutto parte delle riserve di petrolio e poi si sono aperti la strada con colpi di mortaio e l’impiego di mitragliatrici per penetrare nell’enorme struttura.

Secondo le tv panarabe, una parte degli uomini della sicurezza a guardia degli impianti sono fuggiti e i miliziani avrebbero preso il controllo di tre quarti degli impianti.
L’esercito iracheno sostiene pero’ di aver respinto l’attacco e di aver ucciso 40 ribelli. E’ difficile verificare l’effettiva situazione nella raffineria perche’ mancano fonti indipendenti sul posto. La raffineria era sotto assedio da quando i miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), la scorsa settimana, hanno lanciato la massiccia offensiva per instaurare un califfato nella regione e conquistare Baghdad.
Intanto, sempre nella provincia di Salaheddin, dove si trova Baiji, i miliziani sunniti hanno conquistato tre villaggi, Albu Hassan, Birwajli e Bastaml e nei combattimenti sono morti 20 civili. A Tikrit, occupata dall’Isis, nei bombardamenti governativi e’ stato colpito un ospedale di Medici senza frontiere. Lo ha denunciato la stessa Ong, avvertendo che 40.000 sfollati non potranno ricevere assistenza.
L’esercito iracheno ha spostato truppe dal sud a Baghdad per difendere la capitale da una possibile offensiva jihadista mentre gli ufficiali responsabili della disastrosa ritirata nel nord sono stati destituiti e ora rischiano la corte marziale.
Intanto il premier sciita Nuri al-Maliki ha ammesso per la prima volta le divisioni politiche hanno alimentato il conflitto tra sunniti e sciiti in Iraq, creando “un ambiente adatto ai terroristi”. Il solco che separa il governo di Maliki e il mondo sunnita si fa sempre piu’ profondo: gli Emirati Arabi Unuiti hanno richiamato per consultazioni l’ambasciatore a Baghdad per esprimere “forte preoccupazione” per “le politiche settarie che emarginano componenti essenziali del popolo iracheno”.
In questa situazione caotica arriva anche la notizia del sequestro a Mosul di 40 operai edili indiani, per lo piu’ originari dello Stato indiano settentrionale con una forte presenza musulmana del Punjab. Lavoravano in Iraq per una societa’ con sede a Baghdad. (AGI