16 giugno – In Iraq è necessario un governo di unità nazionale. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, lo ha già detto la scorsa settimana, parlando del possibile intervento americano nel Paese mediorientale. Un intervento, però, che deve essere accompagnato da un piano politico del governo iracheno che preveda l’inclusione dei sunniti, finora esclusi. Una ‘condicio sine qua non’ che Obama ribadirà oggi alle autorità di Baghdad, dopo il weekend di vacanza trascorso con la famiglia nel sud della California.
Gli Stati Uniti, secondo i funzionari interpellati dal New York Times, hanno chiesto al primo ministro iracheno, lo sciita Nuri al-Maliki, di collaborare con i curdi per convincere la minoranza sunnita che il prossimo governo sarà “un alleato e non un avversario”; i tre gruppi dovranno essere adeguatamente rappresentanti a Baghdad, è il diktat della Casa Bianca.
Secondo Obama, un raid aereo statunitense contro i ribelli sunniti dell’Isil (o Isis), che stanno pericolosamente avanzando verso Baghdad, senza un cambiamento nella politica irachena finirebbe semplicemente per consegnare il Paese alle milizie curde, sunnite e sciite, segnando la fine di uno Stato unitario.
Il presidente resta possibilista sull’uso di raid con droni o aerei da combattimento; nel frattempo, il Pentagono ha spostato la portaerei George H.W. Bush e altre due navi da guerra nel Golfo Persico per essere pronto per un’operazione militare. Allo studio c’è la possibilità di colpire i ribelli sulle prime linee, a nord di Baghdad, o lungo i confini con la Siria, altro fronte dove il gruppo sunnita è attivo. Identificare gli obiettivi, però, potrebbe non essere facile: per questo, gli Stati Uniti stanno facendo volare i loro droni per acquisire informazioni utili. tmnews
La linea politica di Obama lo ha avvicinato sorprendentemente all’Iran, che sostiene il governo sciita di Maliki. Teheran ha avvisato Baghdad, come ha fatto Washington, della necessità di includere i sunniti nella vita politica del Paese per sedare la rivolta, e si è detta pronta a collaborare con gli Stati Uniti. “I politici iracheni dovrebbero prendere decisioni difficili per tenere unito il Paese” ha scritto su Twitter Hamid Aboutalebi, alto funzionario iraniano. Finora Stati Uniti e Iran hanno sempre sostenuto Maliki, ma con obiettivi completamente diversi: Washington per guidare un governo che includesse tutti, Teheran per guidare un governo dominato dagli sciiti. tmnews