13 giugno – ”Non invieremo truppe in Iraq ma studiamo opzioni per aiutare il Paese”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aggiungendo che ”le forze di sicurezza irachene purtroppo hanno dimostrato di non essere capaci di difendere alcune citta’. E il popolo iracheno e’ ora in pericolo”, ha detto Obama in una dichiarazione dalla Casa Bianca.
Ovviamente Obama non ha detto una sola parola contro le milizie jihadiste dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) che stanno devastando il Paese con attacchi ai civili ed esecuzione sommarie, come già visto in Siria.
”Il governo dell’Iraq deve fare compromessi per riunire il Paese e per questo avra’ il sostegno degli Stati Uniti e degli alleati. Faremo la nostra parte, ma sta all’Iraq risolvere i suoi problemi”, ha detto esplicitamente il presidente americano Barack Obama, in una dichiarazione dalla Casa Bianca, promettendo comunque altre ”opzioni per aiutare il Paese”.
Ma quali sarebbero questi compromessi? Portare gli estremisti al governo.
Ce lo spiega il segretario di Stato americano, John Kerry, parlando al vertice mondiale contro le violenze sessuali in guerra, in corso a Londra.
“Il primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki, è infatti accusato di aver estromesso completamente i sunniti dalla vita politica del Paese, provocando l’estremizzazione della lotta nel Paese e la crescente importanza dei miliziani dell’Isil, che hanno conquistato diverse città del Paese e ora marciano verso Baghdad.
Quindi, secondo Kerry, bisogna cedere al ricatto degli estremisti che non devono essere esclusi dalla politica per evitare ritorsioni.
Il portavoce dell’ISIL, Abu Mohammed al-Adnani, ha avvertito che i suoi uomini si spingeranno sempre piu’ verso la capitale e verso la citta’-santuario di Karbala, nota meta di pellegrinaggio in ogni periodo dell’anno.
Il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, massima autorita’ religiosa sciita, ha invitato gli iracheni a imbracciare le armi contro i terroristi dell’ISIL che hanno hanno preso il controllo di larghe zone del paese. ”I cittadini che sono nelle condizioni di poter usare armi e combattere i terroristi, difendendo il loro paese, il loro popolo e i loro luoghi sacri, dovrebbero unirsi come volontari alle forze di sicurezza per ottenere questo sacro obiettivo”