12 giu – Chissà come rimarrebbe un turista in cammino sui sentieri del patrono degli artisti, il Beato Angelico, al secolo Guido di Pietro, di fronte a rifiuti di ogni sorta, maiali, capre e odori a dir poco nauseabondi. Proprio così, a pochi metri dal luogo che ha dato i natali al pittore toscano, beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1982, in località Moriano, nel comune di Vicchio, nel Mugello, si snoda una distesa di degrado da far ribrezzo agli stessi porci che abitano questo luogo incantevole.
Il proprietario dell’azienda zootecnica, che dà un aspetto di incuria al paesaggio, è un imprenditore calabrese già noto alle cronache giudiziarie. Il suo nome è Domenico De Sensi, 51enne originario di Lametia Terme, ancora sotto processo per riciclaggio e reimpiego di profitti illeciti. L’imputazione coatta fu disposta dal Gip David Monti nel marzo del 2012.
La vicenda ha inizio nel 2001 quando De Sensi acquista la suddetta azienda agraria di proprietà di Pietro Tagliaferri a un’asta fallimentare. Il proprietario, capisce subito che c’è qualcosa di poco chiaro e si rivolge alla magistratura. Gli inquirenti scoprono che fra il ’98 e il 2007 Domenico, insieme al fratello Giuseppe, ha dichiarato redditi modestissimi, praticamente al di sotto del livello di povertà, salvo un picco di 42 mila euro nel 2001.
Nel 2002 però sui loro conti bancari si trovano un milione e 312 mila euro, cioè più di due miliardi e mezzo di lire. Nel 2007 Giuseppe, il fratello di Domenico, funzionario della Regione Calabria, viene condannato in primo grado a Catanzaro per truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici. Secondo l’accusa, i finanziamenti destinati alla olivicultura vengono dirottati in Toscana per investimenti immobiliari. Veniamo a oggi. Domenico De Sensi, ha un centinaio di porci tra suinetti, scrofe e suini all’ingrasso in poco più di 1.000 mq di superficie.
La normativa attuale prevede che i maiali lasciati allo stato brado vadano ripartiti nel seguente modo: 74 suinetti per ettaro, 6,5 scrofe riproduttrici per ettaro, 14 suini da ingrasso per ettaro. Insomma un sovraffollamento suino proprio a ridosso della proprietà di Gabriele Conca, custode della memoria del luogo in cui è venuto alla luce il Beato Angelico. La località che ancora oggi vede artisti e appassionati recarsi a omaggiare il frate domenicano. Nella dimora adagiata su una dolce collinetta dove oggi vive il signor Conca con la moglie Silvia è stata posta una targa con una terracotta del Beato e su un muro laterale della casa l’affresco che raffigura il pittore domenicano nell’atto di dipingere l’annunciazione.
Purtroppo sui muri non mancano le crepe causate dalle notevoli quantità d’acqua utilizzate dal De Sensi per ripulire la porcilaia (almeno 5.000 metri cubi in un anno), che hanno provocato avvallamenti. Il terreno come si può notare dalle foto è vittima di smottamenti, anche perché mancano i canali per la raccolta delle acque. Gabriele Conca, al quanto amareggiato, ricorda l’interessamento dei padri gesuiti per l’acquisto della sua proprietà. “Erano estasiati all’idea di fare un centro dedicato al Beato Angelico – spiega – ma una volta sul posto si sono resi conto della situazione disastrata, del lezzo insopportabile, del degrado provocato da allevamenti selvaggi di porci e capre” (queste ultime scorrazzano liberamente).
Nasce il sospetto che la mossa di Domenico De Sensi (l’uomo dispone di circa 269 ettari di terreno) di porre la porcilaia proprio al confine della tenuta di Conca sia volta a far cedere la proprietà dei vicini a un prezzo irrisorio. In tutto questo poi non si può tralasciare la totale assenza delle istituzioni cittadine, quelle stesse che dovrebbero tutelare un posto di rara bellezza nel cuore del Mugello.
Domenico Rosa – Matteo Calì